Tu ed io, inseparabili. Amici da una vita, condividevamo idee, opinioni e gusti. Detestavamo lo stesso vecchiume, criticavamo i medesimi costumi e valori, che della borghesia erano l’immagine consunta. Figli della Grande Guerra, abbiamo creduto che «Littérature» fosse il nostro modo per innovare il ciarpame letterario e per prendere in mano l’eredità tedesca che di nostalgia e separazione cantava i lamenti. 1924, anno memorabile di un Manifesto che mirava a portarci nella dimensione preclusa dalla logica e a restituire all’immaginazione l’aura ingiustamente negata. Tu ed io, inventori instancabili ed automatici del vero linguaggio, il solo capace di rendere lo spirito in tutta la sua complessità e nel suo splendore. Automatismo, scintilla improvvisa.
1926. Tradimento. Hai infilato il pugnale della Rivoluzione nella nostra schiena. A. ed io, memori del primo e vero ideale, ci siamo allontanati. Quella era la tua strada? Quella la direzione del movimento? Bene! Seguila, o inventore di una religione (cit. A.), ma senza chi ha fatto con te il primo tratto del cammino. Perché, contrari a tanto fervore, crediamo che l’altro, il sur-réalisme, ci conduca lontano da quel che è un semplice lato politico. Ma tu, non pago dei delitti, hai commesso vilipendio dei nostri nomi, tacciandoci di codardia e millantando il tuo potere d’espulsione.
Caro amico, del tuo secondo manifesto, nel quale ammetti anche chi prima avresti additato come schiavo del mercato dell’arte, il manifesto che sembra più una escusatio non pentita per il tuo comportamento, di quelle pagine noi ce ne infischiamo e concludo con un piccolo ricordo dei tempi che furono:
Je suis seul avec mes jouets
Philippe Soupault
(Reinterpretazione libera del rapporto e di ciò che accadde tra Philippe Soupault e André Breton)
(Studiando I manifesti del Surrealismo di André Breton)
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