Bonsoir, cari lettori!
Questo mercoledì vi ho frettolosamente detto che sarei stata assente. Questi ultimi quattro giorni io e la mia famiglia siamo stati un bel po’ indaffarati nell’andare e tornare dall’ospedale perché mio papà è stato operato all’anca. Tutto è andato bene, però c’è sempre lo stress legato al perdere la propria (tranquillizzante) routine, e già alle sei del pomeriggio ero in vena di andare a dormire. In effetti, stasera è il primo momento veramente utile che sono riuscita a trovare per dedicarmi pienamente al mio blog. Voi non mi avete chiesto nessun talloncino di frequenza, lo so, ma credo di averci preso gusto nel comparire tra le vostre notifiche giornaliere del lettore di WordPress 😊 Perciò, eccomi!!
Benché mi sia sentita come una nonnetta nell’essere stanca prima delle 9, ho utilizzato il tempo libero per leggere un paio dei libri che ho lasciato sul comodino a prendere la polvere e per diventare addicted (dipendente fino a stare male) a una nuova serie tv.
Ultimamente ho scoperto di amare molto la fantascienza, non solo nelle sue rappresentazioni su schermi grandi e piccoli, ma anche nella forma scritta e credo che Guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams sia, a suo modo, uno dei libri più divertenti che abbia letto negli ultimi tempi.
Già dall’inizio mi ha conquistata, con il suo incipit dal piglio semiserio e la regressione della Terra a un pianeta sperduto chissà dove nell’universo. Con il susseguirsi delle pagine, l’avventura di Arthur Dent nello spazio cresce fino a portarlo anni luce lontano dal suo pianeta d’origine e con lui mi sono trovata su una nave spaziale, a forma di scarpa e con un motore a matrice di Improbabilità. E a farci da guida, insieme all’amico alieno Ford Prefect, c’è questo grande catalogo dei pianeti dell’universo che è la Guida galattica per gli autostoppisti, cioè
Un libro decisamente notevole, forse il più notevole, sicuramente quello di maggiore successo, mai pubblicato dalle grandi case editrici dell’Orsa Minore. Più popolare del “Manuale di economia domestica celeste”, più venduto di “Altre 53 cose da fare a gravità zero” e più discusso della trilogia di bestseller filosofici di Oolon Colluphyd “Dove ha sbagliato Dio”, “Ancora alcuni tra i più grandi sbagli di Dio” e “Chi è questo Dio, in fin dei conti?”. La Guida ha già soppiantato la grande Enciclopedia galattica, come l’indiscussa depositaria di tutta la conoscenza e la saggezza, per due importanti ragioni. Primo, costa un po’ meno; secondo, reca la scritta, DON’T PANIC, niente panico, in grandi e rassicuranti caratteri sulla copertina.
Quando lo si legge, sono due le cose che devono essere ricordate: 1) Niente panico 2) Portate sempre con voi un asciugamano perché
è forse l’oggetto più utile che un autostoppista galattico possa avere. In parte perché è una cosa pratica: ve lo potete avvolgere intorno perché vi tenga caldo quando vi apprestate ad attraversare i freddi satelliti di Jaglan Beta; potete sdraiarvici sopra quando vi trovate sulle spiagge dalla brillante sabbia di marmo di Santraginus V a inalare gli inebrianti vapori del suo mare; ci potete dormire sotto sul mondo deserto di Kakrafoon, con le sue stelle che splendono rossastre; potete usarlo come vela di una mini–zattera allorché vi accingete a seguire il lento corso del pigro fiume Falena; potete bagnarlo per usarlo in un combattimento corpo a corpo; potete avvolgervelo intorno alla testa per allontanare vapori nocivi o per evitare lo sguardo della Vorace Bestia Bugblatta di Traal (un animale abominevolmente stupido, che pensa che se voi non lo vedete nemmeno lui possa vedere voi: è matto da legare, ma molto, molto vorace); infine potete usare il vostro asciugamano per fare segnalazioni in caso di emergenza e, se è ancora abbastanza pulito, per asciugarvi, naturalmente.
Date queste premesse, ho già messo in programma di comprare anche gli altri libri del ciclo ✌️
Di tutt’altro genere è Shakespeare scriveva per soldi di Nick Hornby, una raccolta di parte degli articoli di critica letteraria che ha scritto sulla rivista americana The Believer dal 2003 al 2008.
Più che di critica letteraria, si tratta di un diario di lettura, con il quale Hornby condivide i libri acquistati, letti o magari abbandonati dal 2006 alla fine della collaborazione nel 2008. È una chiacchierata a tu per tu con uno scrittore che personalmente adoro, con le sue letture e le impressioni che matura dopo essere stato obbligato a fare il suo lavoro, scrivere una rubrica letteraria. Carino e veloce da leggere, utile per aggiornare le propria lista dei libri To-Be-Read, Shakespeare scriveva per soldi regala la stessa schiettezza dei romanzi di Hornby e la loro incredibile fusione con la musica, i film e con tutto quello che fa parte del bagaglio culturale di una persona.
Finiti questi due, ho iniziato La fée carabine di Daniel Pennac. La fata carabina fa parte del ciclo che segue la famiglia Malaussène e le sue vicissitudini nel vivere nel quartiere popolare di Belleville a Parigi. Ho a casa la versione in lingua originale, perciò conoscendo il francese credevo di poterlo leggere senza troppi intoppi. L’ho temporaneamente abbandonato, disperata perché dovevo leggere il dizionario in contemporanea. Spero di poterlo finire un giorno o l’altro.
Visto che non si vive di soli libri – idea discutibile ma altrettanto vera –, lunedì sera mi sono lasciata tentare dalla pubblicità di una nuova serie e ho finito per guardare il primo episodio di
Outlander, diventandone praticamente dipendente. È tratta da un ciclo di romanzi di Diana Gabaldon (già messi nella mia personale sezione dei libri da acquistare!!!), incentrati sulle avventure di Claire Randall. 1945. Sei mesi dopo la fine della guerra, Claire e il marito Frank Randall sono in Scozia per una seconda luna di miele. Lo scopo è in realtà cercare informazioni su Black Jack, alias Jonathan Randall, antenato del marito e capitano dei dragoni dei Redcoats, le Giubbe Rosse inglesi, nel 1743. Durante una visita a un cerchio di pietre druidico, sulla collina di Craigh na Dun, Claire si avvicina a una delle pietre, la quale la trasporta indietro nel tempo di 200 anni, proprio nel 1743. Ancora sotto shock, Claire, dopo aver incontrato il terribile capitano Black Jack, viene salvata da un abitante delle Highlands quando l’antenato del marito cerca di stuprarla. Grazie a questo incontro, è accolta presso il castello di Leoch e così inizia l’avventura di Claire nella Scozia del XVIII secolo. Fino a questo punto rientra tutto nella prima puntata, ma la storia mi ha talmente esaltata che, nel giro di tre giorni, ho visto anche le successive 7 puntate – andate in onda finora solo negli U.S.A – direttamente in inglese! Purtroppo non faccio io i palinsesti tv – o forse per fortuna, perché altrimenti tutto durerebbe veramente poco e nessuno avrebbe più una vita sociale… Comunque, adesso che ho divorato i primi 8 episodi, sono già in astinenza! La mia scimmietta non riesce ad aspettare fino al 4 aprile!!!
Queste sono state le letture e il Programma che mi hanno tenuto compagnia per tutta la settimana! Vi ringrazio per lo sforzo di aver letto fin qui tutto il fiume di parole! Avevo molto da raccontare 😊 Vorrei potervi assegnare un premio per aver avuto la pazienza di non gettare la spugna già dall’inizio, ma devono bastarvi i miei ringraziamenti! Se non ci siete arrivati fin qui, o avete saltato la pappardella nel mezzo, non importa!
Buona serata, buona notte e buona domenica 💋
Ascoltando Green Day – Good Riddance (Time of your life). Leggendo Lao Tzu – Tao Te Ching
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