Ieri sera sono stata a vedere Hunger Games: Il canto della rivolta (Parte 1). Tralasciando commenti e spoiler sul film in sé – perché mi ha così delusa che non ne vale la pena (lo so, questo è un commento…) – quello che mi ha frastornata è stato lo stato di anarchia imperante che si è impossessato della code non appena hanno aperto i salottini. Tanto per fare un parallelo, sembravamo Tributi diretti alla Cornucopia.
Per chi non conosce la saga (letteraria e cinematografica), i Tributi sono 24 ragazzi, un maschio e una femmina (tra i 12 e i 18 anni) provenienti da ognuno dei 12 distretti che compongono lo Stato di Panem e che devono lottare gli uni contro gli altri per la propria sopravvivenza negli Hunger Games, e la Cornucopia è una mega struttura posta all’interna dell’Arena (lo spazio dove si svolgono questi “giochi”) che contiene tutto ciò che può essere utile ai concorrenti. Di conseguenza, quando viene dato il segnale di inizio, si scatena una carneficina per cercare di accaparrarsi gli strumenti e le provviste migliori.
Ecco. Immaginatevi la stessa scena, solo sostituite i ragazzi con una variegata (per età) folla e la struttura zeppa di armi e viveri con il povero addetto all’obliterazione dei biglietti che, di punto in bianco, si è trovato assediato da un non ben precisato numero di assetati di san… ehm, no, di arrivare al loro posto il prima possibile. Capire dove iniziasse la fila era impossibile, tant’è che appena ho trovato un buco mi ci sono infilata; non è giusto ma visto il seguito è più che giustificabile. Una volta conquistato il mio posto è iniziato il lento avvicinamento alla postazione… Se volete immaginarvi meglio la scena, pensate a quando le mucche vengono messe in fila dirette verso un camion o il macello; l’idea è più o meno quella… E ci sarei anche arrivata in fretta se a un certo punto non si fosse accorpato alla mia sinistra un blocco umano, che deve aver pensato di avere la precedenza perché non facevano altro che passare davanti a chi, come me, restava bloccato tra loro e i cartelloni pubblicitari. È scattata la modalità “Agisci come se non ci fosse un domani“: gomiti larghi per delimitare lo spazio, marcia sempre inserita per non correre il rischio di fermarsi e scatto in avanti non appena qualcuno si spostava. Il tutto mentre pensavo “Guarda che il biglietto ti assicura un posto… Cioè, ce l’hai già il tuo posto! non te lo porta via nessuno” e mi chiedevo perché gli altri non si accorgessero della stessa cosa. Vista la scena apocalittica di chi superava sulla sinistra e di chi sgusciava tra me e i cartelloni sulla destra, mi sa che nessuno ci ha pensato…
Per fortuna siamo (perché eravamo in due a vedere il film) riuscite a uscire da quel marasma, obliterare i biglietti e occupare i nostri posti – che nel frattempo non erano stati portati via da nessuno – senza altri episodi di delirio collettivo. E siamo anche arrivate in tempo per sorbirci la pubblicità pre spettacolo!
Se volete andare a vederlo, beh, ho solo una cosa da dirvi:
Felici Hunger Games e possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!
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