Buongiorno!
Ormai siamo arrivati anche alla fine di novembre… Un altro mese è volato però, come ormai succede da un po’, se un mese finisce allora arriva la settimana della #CreativityBloggerWeek 😊Questa iniziativa, ideata da Deb di Leggendo Romance… e non solo, prevede ogni mese un tema diverso, attorno al quale i blog partecipanti sviluppano la loro creatività con post sempre diversi e particolari. A novembre si parla di…
Questo mese voglio proporvi un racconto un po’ particolare: è la storia di Marco e di come la sua percezione del mondo cambia grazie a Clara, una ragazza speciale che riesce a cogliere la meraviglia nascosta in ogni istante e in ogni luogo, una capacità rara e che nasce nei momenti più bui dell’esistenza.
Se ripenso a com’ero allora, mi sento uno stupido.
Lo sono stato, e non una volta soltanto, ma adesso credo e spero di aver capito la differenza. Di aver imparato a guardare il mondo nel modo che lei ha cercato di insegnarmi.
Ancora ricordo cosa ho provato la prima volta in cui mi guardò davvero: vergogna. Non era la prima volta che ci vedevamo, frequentando più o meno gli stessi corsi, però i nostri sguardi non si erano mai incrociati, non come quel giorno. E nel suo lessi tante cose diverse. C’era pena, forse per me o per le mie parole, non so, e un sottile giudizio negativo che mi scosse nel profondo. Mi stavo lamentando dell’ultimo esame, di quanto facesse schifo quel dannato corso e di non so cos’altro, quando mi voltai e la vidi passare. E lei aveva sostenuto il mio sguardo per tutto il tempo, secondi interminabili in cui ho capito quanto mi ritenesse superficiale, un povero idiota senza speranza. Non che vi fosse cattiveria, quella mai, però mi sentii in difetto, abbastanza da distogliere, io per primo, gli occhi.
La vidi ancora, o forse è meglio dire che la cercai spesso, durante le lezioni o nei corridoi, osservandola più che potevo, perché in lei c’era qualcosa che aveva attirato la mia attenzione. Non saprei dire cosa fosse, nemmeno adesso, ma emetteva una luce particolare, impalpabile e quasi invisibile a uno sguardo frettoloso. Se mi aveva giudicato superficiale, non lo fui più con lei. Anzi, arrivai a conoscere ogni dettaglio del suo viso meglio di quanto conoscessi il mio.
Un giorno mancai a lezione, non ricordo più nemmeno a quale, ma fu quello a permettermi di conoscerla. Fu grazie a un raffreddore se incontrai Clara.
«Ragazzi, avete gli appunti di martedì?» avevo chiesto la volta successiva, finite le due ore. Non solo ero arrivato in ritardo, ma non avevo nemmeno capito molto dell’argomento. «Perdo un giorno e mi sembra parli arabo»
Tommaso, il caciarone, si era messo a ridere, dicendo che anche lui si era preso un giorno libero. Utile come al solito… Per fortuna che con noi c’era anche la sua ragazza. Se non fosse stato per Elisa, lui non avrebbe passato manco mezzo esame, figurarsi prendere la laurea.
«Li abbiamo, ma non sono i nostri» Eli aveva perlustrato l’aula e indicato una schiena che conoscevo molto, molto bene. «Ce li ha passati Clara»
«Clara?»
Fu la prima volta che sentii pronunciare il suo nome. Fino ad allora non avevo avuto idea di come si chiamasse, eppure occupava i miei pensieri senza sosta. Fu patetico accorgermene. «Sì, la ragazza che fissi come uno stalker» «Non la fisso» negare l’evidenza, sempre, ma sapevamo tutti che ’Maso aveva ragione. «Quindi me li passate?» «No» Mi avevano sorpreso entrambi con un rifiuto. Dal mio amico me l’ero aspettato, ma non da Eli. «Perché no?» «Cioè, noi ti forniamo l’assist perfetto per andarle a parlare e tu lo vuoi sprecare?» ’Maso aveva assunto la sua tipica espressione da Mister, quella specie di ghigno sghembo di uno che la sapeva lunga e ti stava pure facendo un favore. «Dov’è il mio Marchiño, eh?!» Svaporato. Ecco dov’ero. Perché pensare a lei e a quello sguardo era un conto, ma affrontarlo di nuovo e di mia iniziativa mi fece una paura del diavolo. E i miei amici lo capirono. «Beh, provaci almeno. Al massimo, oggi mi scrivi e te li mando» E se n’erano andati. Ero solo, fermo al mio posto come un cretino, a sudare freddo per la prospettiva di parlare a una ragazza. Probabilmente mi dissi anche che lo ero, un cretino. Ma, che lo fossi davvero o meno, alla fine raccattai le mie cose e la raggiunsi. Ricordo di essermi sorpreso per la calma con la quale si stava sistemando, come se avesse tutto il tempo del mondo. «Clara?» Aveva alzato gli occhi su di me. Dire che ne rimasi folgorato è un eufemismo. I suoi occhi castani erano indescrivibili, profondi, animati dalla stessa luce che emanava il suo corpo, solo cento volte più intensa. E calda e avvolgente, tanto che sentii sciogliersi qualcosa dentro. «Sì?» «Ciao. Sono Marco e… Scusa se ti disturbo, ma mi chiedevo se avessi gli appunti dell’ultima lezione. Io non c’ero e seguire questa è stata un’impresa» «L’ho notato» Cosa aveva notato? Che ero mancato o che non avevo capito molto delle ultime due ore? «Ho visto che mancavi. Come i tuoi amici» si era voltata per chiudere lo zaino. Era stato soltanto per un secondo ma sembrava avessero spento il sole; mi ero sentito freddo, e abbandonato. «Non siamo poi in molti a venire sempre a lezione. E io noto tutto» Il perché di quell’ultima frase, aggiunta quasi tra sé e sé, lo capii qualche mese dopo. Per allora eravamo persino diventati amici, anche se per me era già qualcosa di più. Lo era sempre stata, di più: più in gamba, più divertente, più attenta a tutto. Clara e il suo modo di guardare il mondo erano unici. Se c’era lei, avevo l’impressione di vedere tutto per la primissima volta, di vederne le forme e i colori come mai avevo fatto in una vita intera. Nei mesi della sessione, avevamo passato pomeriggi e serate intere a studiare, da soli o con gli amici, e attraverso le parole riusciva sempre a dimostrarmi quanto ci fosse di interessante in ciò che imparavamo. Nessun argomento riusciva a essere davvero noioso, perché Clara sapeva guardarlo e mostrarmelo in modi del tutto inaspettati. Poteva non piacermi, certo, ma aveva un suo scopo, un suo perché, che lo rendeva interessante e Clara riusciva sempre a trovarlo. Poi gli esami finirono. Noi però continuammo a vederci, a uscire e io scoprii di amarla. La amavo ogni giorno di più e con lei, amavo la realtà vista attraverso i suoi occhi. Il mondo intorno a me non era mai stato tanto bello quanto lo divenne con lei accanto. Ma a volte, non importa come ci poniamo né se siamo infinitamente buoni, si presentano alla tua porta le cose brutte, imprevedibili e per le quali preghi ogni giorno affinché non accadano te. Tuttavia, fu alla porta di Clara che bussarono, e non per la prima volta. La diagnosi, arrivata diversi mesi prima, si era aggravata da un giorno all’altro; il tumore, perché di quello si trattava anche se Clara non ne aveva fatto parola fino all’ultimo, divenne ancora più forte, ancora più agguerrito a guastare il sorriso sulle sue labbra. Era stato quello, quel male che aveva imposto un termine alla sua vita, a cambiare il suo modo di vedere il mondo. In un secondo si era ritrovata a guardarsi attorno con la consapevolezza che, molto presto, non avrebbe più avuto altre occasioni di assistere allo stesso momento. Tutto era diventato unico, estremamente raro, un cristallo di esistenza che lei voleva e doveva ricordare. Le occasioni e gli oggetti più insignificanti si erano trasformati in ciò che di più bello e interessante le fosse mai capitato di vedere, proprio perché non sapeva quando, o se, avrebbe mai potuto viverli di nuovo. Da questo dipese il suo sguardo di pietà quel giorno in cui mi sentì parlare degli esami. Io, che non davo la giusta importanza a nulla, non avevo idea né potevo immaginare quanto fossi sciocco e allo stesso tempo fortunato a non accorgermi dell’unicità di ogni singolo istante. Sciocco, tuttavia, mi sento ancora, benché siano passati tre anni da quando quella luce spettacolare ha lasciato gli occhi di Clara e io abbia cercato di guardare il mondo esattamente come lei ha sempre fatto. Mi manca. Mi manca in primavera, quando guardo i fiori sbocciare e ricordo quanto adorasse respirarne il profumo dolce. Mi manca in estate, mentre me ne sto disteso sotto le stelle e ripercorro i nomi delle costellazioni che lei mi hai insegnato a riconosce. Mi manca in autunno, con le foglie che cadono e descrivono voli che Clara avrebbe saputo trasformare in esistenze inimmaginabili, creando storie e mondi in cui rifugiarsi. L’unica stagione in cui non mi manca è l’inverno, perché lo sento vicina. Clara è con me quando cade la neve, quando i fiocchi bianchi avvolgono il mondo in una coperta bianca e lo abbracciano, mettendolo al riparo per poi ricominciare tutto da capo. Ma c’è una costante in tutto questo, un regalo inestimabile che Clara ha lasciato a chiunque l’abbia conosciuta e che spero di continuare ad onorare nel migliore dei modi. È la meraviglia, lo stupore di guardarsi attorno e cogliere la bellezza innata in ogni momento, in ogni luogo e in ogni parte di questo immenso mondo. Perché, in fondo, ogni istante che viviamo, ogni cosa che vediamo, rappresenta uno scampolo di eternità, inafferrabile ma pur sempre nostro da cogliere.
Non è una storia solita, almeno rispetto alle mie, però spero lo stesso che vi sia piaciuta, o che, comunque, vi abbia lasciato qualcosa 😊 La mia parte per la #CreativityBloggerWeek finisce qui, ma vi lascio il calendario con tutti i nomi dei blog partecipanti! Mi raccomando, non perdete nessuna delle interessanti tappe di questo mese 😉
• Lunedì 25: ~ Libri, libretti, libracci
• Martedì 26: ~ On Rainy Days
• Mercoledì 27: ~ Le recensioni della libraia
• Giovedì 28: ~ Leggendo Romance…e non solo ~ Bookspedia
• Venerdì 29: ~ La nicchia letteraria ~ Reading at Tiffany’s ~ Il salotto del gatto libraio ~ Scheggia tra le pagine
Passate una buona giornata
Federica 💋
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