Buongiorno e buon Venerdì!
Questo ultimo appuntamento prima del weekend ci porta alla scoperta di un altro Classico, un film che è davvero davvero famoso: Morte di un commesso viaggiatore!
Titolo
Death of a Salesman
Regia
Volker Schlöndorff
Anno
1985
Genere
Dramma
Lingua
Inglese
Paese di produzione
Stati Uniti d’America
Soggetto
Arthur Miller
Sceneggiatura
Volker Schlöndorff
Cast
Dustin Hoffman, Kate Reid, John Malkovich, Stephen Lang, David Chandler, Charles Durning, Anne McIntosh, Kathy Rossetter, Louis Zorich, Tom Signorelli, Jon Polito, Linda Kozlowski, Michael Quinlan
Willy Loman è un commesso viaggiatore di 63 anni, ossessionato dall’idea del successo e dal perseguimento ad ogni costo della felicità materiale indotti dalla società americana. Nel corso di uno dei suoi viaggi di lavoro, si accorge di non essere più in grado di guidare la sua vettura e rientra a casa disperato, accolto dalla moglie Linda. Biff e Happy, i loro due figli ormai adulti, si trovano a casa quella sera, per incontrarsi dopo anni di lontananza. Sarà il rapporto con i figli, in particolare con Biff, a mettere definitivamente in crisi il sistema di valori di Willy e a decretarne la fine.
Realizzato per la messa in onda televisiva, questa trasposizione del dramma Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller vede come protagonisti niente di meno che Dustin Hoffman e (per me un Dio) John Malkovich, due attori che da soli bastano a dare l’idea dell’importanza dell’opera.
Incentrato sulla disillusione nei confronti del grande sogno americano, della sua caduta nel giro di una generazione e di come questo influisca (negativamente) nella vita della classe media, questo film rende i temi trattati attraverso un’impostazione e una scenografia quasi teatrali, dove gli ambienti sono appena accennati e le pareti della casa accantonate e palesemente finte, sistemate in modo da rendere la precarietà emotiva, sociale e mentale del commesso viaggiatore, quest’uomo che ha vissuto in un sogno senza accorgersi del suo essersi trasformato in un incubo. Ebbene, date queste premesse, mi aspettavo qualcosa di diverso. La lentezza delle scene, del rivivere dei momenti salienti e significativi della vita del commesso e della sua famiglia, i frequenti soliloqui del personaggio di Dustin Hoffman, Willy Loman, tutto questo non aiuta a rendere le scene fluide, né a coinvolgere chi guarda nel dramma umano che sta consumando la vita di Willy, dei suoi figli Biff e Happy, della moglie Linda, un dramma scaturito proprio dalla realtà che li circonda e che appartiene alla natura statunitense: l’insuccesso del Sogno Americano, dell’idea che tutto sia realizzabile, ottenibile, facilmente e senza il duro lavoro. Purtroppo più volte mi sono annoiata nel seguire i ragionamenti di Willy e solo grazie alla presenza di John Malkovich sono riuscita a guardare tutto il film, ma per questo attore io sono di parte e non faccio testo… Peccato, perché i temi erano interessanti.
Piccola anticipazione: questo è il “peggiore” tra i film scelti (anzi, imposti dall’esame)! Sarà, ma io non sono riuscita ad apprezzarlo…
Settimana prossima si riprende con altri Classici, ma non solo, perché ci sarà anche spazio per i libri e per un anniversario davvero speciale!
E mentre io scappo ad impacchettare il regalo per la mia mamma (domani è il suo compleanno), vi auguro di passare un buon fine settimana 💋
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