Buonasera!
Stasera un post veloce con il racconto che partecipa al gioco di scrittura de Il Club di Aven! Temi questa volta ce n’erano due e io ho scelto “Diario”. Spero vi piaccia 😊
Scriveva, scriveva, scriveva. E ancora scriveva.
Si era deciso a mettere su carta tutto ciò che, da sempre e per sempre, avrebbe tormentato la sua mente e il suo cuore. Ne sgorgarono parole d’amore, d’odio, di rimpianto, sofferenza, gioia e, forse, persino briciole di felicità. Ma furono soprattutto parole d’amore, di qualunque tipo esso fosse e per chiunque ne fosse stato il destinatario.
Riverso in quelle pagine bianche anni, occasioni e momenti che lo avevano accompagnato nel corso della sua lunga esistenza, nei millenni trascorsi da quel primo, minuscolo ma infinitamente potente attimo di creazione che aveva permesso alla sua vita di iniziare. Numerose stelle, molte più di quante ne avrebbe potute contare, avevano fatto brillare la loro luce nell’oscurità fino a spegnersi in un’esplosione di silenzio e lui le aveva osservate tutte, dalla prima all’ultima; era stato presente alla nascita di innumerevoli corpi celesti, era padre di quelli ospitali alla vita tanto quanto di quelli che la vita l’avevano persa nel corso del loro moto ininterrotto.
E ora che ognuno dei suoi figli e figlie aveva raggiunto la fine, anche lui si avviava verso il proprio sipario. Sentiva il peso degli anni trascorsi a crescere pesare sulle sue spalle e ricacciarlo indietro verso la propria origine a una velocità vertiginosa. Aveva avuto una lunghissima esistenza, eppure stava arrivando al capitolo finale fin troppo in fretta.
E in quella fretta, lui scriveva. Scriveva, scriveva e scriveva.
Era un diario, un memoriale, un elenco di tutto ciò che conosceva di sé e che in tanti, in modi, lingue e galassie differenti, avevano cercato di scoprire per descriverlo ma che nessuno era mai stato in grado di capire fin nel profondo. Era una scrittura frenetica, senza alcuna data ad indicare il quando, ma solo un racconto di come e perché quella stella si fosse accesa, o quell’altro pianeta avesse iniziato a espandersi verso i suoi fratelli.
E fu nel soffio dell’ultima stella che lui, l’Universo intero, iniziò l’ultima frase del diario della sua esistenza. Una frase che non riuscì mai a terminare.
Ciò che restò fu solo una pagina del tutto bianco, salvo un’unica riga coperta d’inchiostro.
“E così è come tutto ha…”.
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