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Immagine del redattorefedecaglioni

Domenica di film

Oggi, in momentanea pausa da studio, si parla di film. Agli inizi di gennaio sono andata a vedere Gone Girl di Fincher. Sulle prime non mi ricordavo cos’altro avesse diretto, ma poi (aiutata anche da Wikipedia, lo ammetto) l’ho collegato a uno dei pochi thriller/polizieschi che abbia mai guardato per intero: Seven con Brad Pitt e Morgan Freeman. A dispetto di alcune critiche negative e ai “non me ne hanno parlato bene”, sono andata comunque a vederlo, anche perché ero in compagnia e a un film con gli amici non si dice mai di no!


Evitando spoiler, per la trama e relativa critica specialistica vi lascio questa versione. Io mi limito ai miei commenti e a considerazioni personali, alcune fatte immediatamente dopo la visione e altre nate da una riflessione postuma di qualche giorno.

Dal punto di vista pratico della regia, niente da dire. Tecnicamente parlando, il film è una meraviglia e porta chi è seduto sulle poltroncine del cinema a osservare l’intera storia esattamente come l’avrebbe vista se si fosse per caso trovato a passare da quelle parti proprio mentre l’azione si svolgeva. Di notevole coinvolgimento le scene in cui lo stesso spettatore si fa spy cam e gli è concesso di conoscere dettagli negati ai restanti personaggi, quasi un dialogo a tu per tu tra chi è dentro e chi è fuori dallo schermo. Ecco, gli aspetti degni di nota finiscono qui.

In realtà, appena uscita dal cinema, alcuni dettagli e colpi di scena mi avevano fatto credere che fosse un bel film anche per quel che riguarda l’intreccio e la psicologia dei personaggi. Con le dovute riflessioni, però, ci si accorge che proprio i dettagli e la presenza oppressiva (e ossessiva) di colpi di scena sono ciò che rende il film lento e fin troppo lungo. In generale, è una continua alternanza di momenti relativamente piatti (soprattutto se l’attenzione è focalizzata sul marito, interpretato da Ben Affleck) e scene sconvolgenti che vedono quasi sempre Rosamund Pike aggiungere un tassello al suo piano schizofrenico.

Discorso simili si può fare a proposito dei due protagonisti: piatto e senza un minimo di polso lui; calcolatrice e da internamento lei (mi scuso per lo spoiler con chi non l’ha ancora visto, ma la scena in cui lei finge una violenza sessuale stappando una bottiglia di champagne – o qualunque cosa sia – è simbolo di quanti problemi mentali abbia – e poi, non sta né in cielo né in terra!). Ben Affleck ricalca, senza nulla aggiungere, il cliché del marito infedele e depresso con una propensione a spendere la giornata nello stordimento da alcol o con i videogiochi, comportamento che innesca la trasformazione della moglie in una specie di psicopatica vendicativa e omicida. L’aspetto veramente interessante di tutto il film sono i temi. Ne vengono presentati due in particolare: l’influenza dei mass media sull’opinione personale e gli stereotipi della società americana. Peccato che, nel passaggio tra le scene piatte e i colpi di scena – che rendono il film simile a un’auto con problemi di accelerazione –, questi temi siano solamente sfiorati e non approfonditi. È come se Ficher ci stesse dicendo «Hey! Sono qui! Li vedi?» ma non fa altro che presentarli allo spettatore, senza un minimo di critica o di analisi. Ho l’impressione che abbia voluto descrivere un modo di essere della società attuale, però lì si ferma. Li descrive, e basta.

In conclusione, non mi è piaciuto e mi aspettavo di meglio. Pazienza, i film non possono sempre essere di nostro gusto!

Se lo avete visto, aspetto i vostri commenti!

Buona domenica 💋

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