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Domino letterario “La felicità delle piccole cose” di Caroline Vermalle

Ciao 😊 Buona Domenica!

Vi tartasso anche durante i giorni di festa ma per un buon motivo: il primo Domino letterario del 2017!! Come solito, il Domino consiste in una catena di libri che unisce diversi blog e che vengono collegati in base a delle somiglianze nelle trame, tra le copertine, gli autori, le case editrici o grazie ai collegamenti più disparati 😊 Questo mese sono la seconda e mi collego al libro scelto da Il mondo oltre un libro per l’uso degli stessi colori tra le copertine.

"La felicità delle piccole cose" di Caroline Vermalle ~ Feltrinelli (2014) ~ 224 pagine

“La felicità delle piccole cose” di Caroline Vermalle ~ Feltrinelli (2014) ~ 224 pagine


Parigi. La neve cade dolcemente sulla città, ammantando di bianco la Tour Eiffel, Notre-Dame e il Panthéon, come in una cartolina. Un uomo passeggia lungo la Senna diretto verso casa, un elegante palazzo sull’Île Saint-Louis. È Frédéric Solis, avvocato di successo con la passione per i quadri impressionisti. Affascinante, ricco e talentuoso, Frédéric sembra avere tutto quello che si può desiderare dalla vita. Gli manca una famiglia, ma dopo essere stato abbandonato dal padre molti anni prima, ha preferito circondarsi di oggetti lussuosi e belle donne piuttosto che mettere ancora in gioco il suo cuore ferito. Fino a quando, un giorno, scopre di aver ricevuto una strana eredità, che consiste in una manciata di misteriosi biglietti e in un disegno che ha tutta l’aria di essere una mappa. Cosa nasconderanno quegli indizi? Convinto di essere sulle tracce di un quadro dimenticato di Monet, Frédéric decide di tentare di decifrare la mappa. Grazie all’aiuto della giovane e stralunata assistente Pétronille, inizia così un viaggio lungo i paesaggi innevati del Nord della Francia, tra i luoghi prediletti dai suoi amati impressionisti: Éragny, Vétheuil, il giardino di Monet, con una tappa d’obbligo al Musée d’Orsay. Di incontro in incontro, di sorpresa in sorpresa, torneranno a galla ricordi che Frédéric credeva di aver dimenticato, e un tesoro ben più prezioso di qualsiasi ricchezza.

Già dal titolo è chiaro il tema generale della storia, costruita come un vero e proprio inno al valore delle azioni e delle cose più semplici, quotidiane, dei sentimenti puri e spogliati dei pregiudizi e delle false convinzioni, che molto spesso condizionano in maniera negativa. Attraverso i punti di vista di Frédéric e di Pétronille – lui un brillante avvocato ridotto sul lastrico dalla propria passione per i quadri impressionisti, lei la sua assistente personale con un talento non sfruttato per la pasticceria – il lettore si trova a seguire una mappa del tesoro lasciata in eredità a Frédéric da Fabrice Nile, un senzatetto senza alcun apparente legame con Frédéric. Lo scopo della caccia al tesoro è ripercorrere quattro tappe legate alla vita di Claude Monet nella speranza, forse, di ereditare un’opera sconosciuta del grande pittore impressionista. Ma quello che pian piano Frédéric e Pétronille scoprono, ognuno a modo loro, è l’importanza dei piccoli momenti della vita e delle persone con cui vengono condivisi, delle esperienze fondamentali che valgono qualsiasi rinuncia proprio perché ci restituiscono una consapevolezza spesso dimenticata: il Tempo porta via con sé ogni cosa, soprattutto quelle che più sembrano scontate e insignificanti, e spetta a noi saper apprezzare ogni singolo istante prima che sia troppo tardi. Una lezione di vita che Pétronille impara frequentando un ospedale alla ricerca di informazioni su Fabrice Nile, luogo dove pian piano emergono anche gli altri personaggi fondamentali della narrazione, e che Frédéric apprende ripercorrendo la vita di Monet così come è stata descritta su quella mappa, inseguendo inconsapevolmente anche il senso della propria esistenza e la ricerca un qualche attimo di pace, di tranquillità, nell’irrequietezza della propria quotidianità.

La neve, che cadeva a fiocchi sempre più grossi, sembrava assorbire ogni altro suono. Frédéric si sentiva rilassato, cosa che poteva definirsi un piccolo miracolo. Gli pizzicavano le mani per il freddo e moriva dalla voglia di fare una domanda, ma non voleva turbare quella calma che placava la sua inquietudine come una brezza leggera. Il senso di benessere che sembrava avvolgere la barca lo riempiva di gioia, però non si azzardava a lasciarsi andare fino in fondo per paura che si volatilizzasse all’istante.

Ma la bellezza di questo romanzo risiede anche nel suo stile delicato e nei toni da favola, specie nei capitoli dedicati a Pétronille, che sviluppano temi diversi ma sapientemente collegati tra loro proprio da quel personaggio enigmatico che si rivela essere Frabrice Nile e dalla sua mappa, uno strumento creato non per Frédéric, bensì per Fabrice stesso. La mappa non è che un esercizio per capire quali sono i proprio desideri più profondi e grazie al personaggio di Jamel, ex infermiere responsabile dei “corsi” sulle mappe del tesoro nell’ospedale dove era ricoverato Fabrice prima di morire, queste si disvelano agli occhi di Pétronille, e del lettore, in tutto il loro potenziale, in tutta la loro magnifica semplicità.

Se siamo motivati a realizzare la nostra felicità personale, quella su misura per noi, svanisce il desiderio di avere una macchina più bella di quella dei vicini. La mappa del tesoro indica una strada al cervello, che adesso è programmato per imboccarla. Ed è quello che succede. Una mattina ci svegliamo, e i sogni contenuti nella mappa del tesoro sono diventati realtà. Fine.

La felicità delle piccole cose però è un piccolo miracolo per i tanti temi contenuti e presentati con una semplicità che spiazza, soprattutto perché decisamente attuali e non sempre facili da trattare. Il rapporto padre-figlio, l’omosessualità, l’immigrazione, il cancro, la realizzazione dei propri sogni e l’amore si incastrano alla perfezione gli uni con gli altri nel tentativo di dimostrare come i preconcetti, le paure, gli impegni, i doveri e, a volte, i nostri stessi ricordi ci impediscano di dedicarci a ciò che è veramente importante, cioè la piena realizzazione di noi stessi e il saper apprezzare tutti gli istanti imprevedibili e quotidiani della vita perché irripetibili.

Fabrice non aveva fatto testamento perché credeva di non possedere niente, ma non era vero: aveva la mappa del tesoro, e lì c’era tutto. La ricerca della verità personale, l’odio per l’intolleranza e il suo motto, “Cogli l’attimo”. Per lui Carpe diem significava apprezzare le cose belle prima che svanissero.
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Voi lo avete letto?? Per me, al momento, è la lettura migliore dell’anno e di certo lo sarà tra quelle del 2017!! È anche il primo libro terminato per Libera lo scaffale 2017 ✌️

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Non vedo l’ora di leggere e di raccontarvi anche le altre! Per oggi, però, io vi lascio e passo il testimone del Domino a Words! Se volete tenervi aggiornati, ecco la lista di tutte le tappe

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A presto Federica 💋

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