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Immagine del redattorefedecaglioni

Dunkirk [2017]

Ciao a tutti e buon Venerdì 😊

Martedì pomeriggio sono stata al cinema, in una full immersion totale nella Francia occupata del 1940! Ebbene sì, ho visto Dunkirk di Christopher Nolan!



Titolo Dunkirk Regia Christopher Nolan Anno 2017 Genere Drammatico, guerra, storico Lingua Inglese Paese di produzione Regno Unito, Stati Uniti d’America, Paesi Bassi, Francia Soggetto Christopher Nolan Sceneggiatura Christopher Nolan Cast Fionn Whitehead, Tom Glynn-Carney, Jack Lowden, Harry Styles, Aneurin Barnard, James D’Arcy, Barry Keoghan, Kenneth Branagh, Cillian Murphy, Mark Rylance, Tom Hardy


Da Christopher Nolan, dati i precedenti come Inception e la trilogia del Cavaliere Oscuro, non mi aspettavo niente di meno che un Kolossal, rigorosamente con la “K” maiuscola e ricco di ansia, inquietudine e aspettative capaci di trascinare lo spettatore all’interno della storia e di farlo immedesimare con la nutrita schiera di personaggi senza nome che affollano lo schermo Nella narrazione degli eventi che hanno portato all’evacuazione di Dunkerque e al salvataggio di più di 300.000 soldati inglesi, francesi e belgi, la pellicola si concentra maggiormente sui primi e sull’importanza giocata dai civili (anche qui rigorosamente inglesi) nelle operazioni di salvataggio, focalizzando l’attenzione su tre luoghi/momenti chiave: il pontile e la spiaggia, dove il film si apre e getta le basi della narrazione e le premesse per le operazioni di recupero;

il mare, dove un distacco di diverse ore lo separa dal primo luogo e mostra il lato della guerra dedicato ai civili; e il cielo, intermediario e collante tra i due dove trovano posto solo tre aerei inglesi, unica speranza contro i bombardamenti tedeschi verso la spiaggia e il mare. Ognuno di questi tre luoghi si fa portavoce, attraverso i propri e unici protagonisti, della devastazione della guerra, in una escalation che vede nella spiaggia il proprio fulcro e che nel mare, ma ancora di più nel cielo, spera di trovare la propria salvezza e la speranza di non essere così vicini alla morte. A rendere questa sensazione di disperazione grandiosa, profonda e altamente coinvolgente sono le inquadrature e, soprattutto, l’alternanza continua tra i grandi spazi aperti (che siano sulla spiaggia, in mare o nel vuoto del cielo) e i soffocanti e piccoli luoghi all’interno delle navi e degli aerei.

Questo continuo dentro e fuori, infatti, descrive alla perfezione la totale precarietà della condizione umana di fronte a un nemico spesso invisibile ma costantemente presente (dell’esercito tedesco si vedono solo dei caccia, un siluro e un paio di soldati, nient’altro!!), una precarietà che si riflette soprattutto nel costante ticchettio di sottofondo, come se Dunkerque fosse una bomba pronta esplodere e a causare una strage immane (cosa che sarebbe potuta accadere benissimo), e negli animi dei soldati. Quello che mi ha colpito di più in Dunkirk è il suo cast e la resa dei personaggi. Per prima cosa, e a ben donde, è un film esclusivamente maschile: le donne sono inquadrate raramente e in ogni caso sono infermiere, ma nonostante questa esclusività del “sesso forte” gli eventi descritti e narrati si distinguono per una totale ammissione delle proprie debolezze, per una disperata ricerca della fuga dalla spiaggia con ogni mezzo o sotterfugio possibile, anche dei meno nobili. Secondo, questa ammissione quasi anti-eroica genera il rifiuto psicologico non solo verso le proprie responsabilità in guerra, ma anche nella propria autovalutazione come individui umani degni di essere tali, in un’analisi anticipata di tutti i traumi psicosomatici che esplosero alla fine del conflitto.

Nolan è un regista che apprezzo moltissimo e con questo film ha saputo trasmettere non il senso di sollievo che ci si dovrebbe aspettare dopo una così fortunata evacuazione, ma la tragica verità che, a dispetto del successo, molte vite sono state spezzate, letteralmente e metaforicamente, in un conflitto che non finisce sui campi di battaglia o nelle zone di guerra e che continua anche in patria, il luogo dove ci si dovrebbe sentire al sicuro ma nel quale è comunque possibile continuare a far crescere la speranza. Unica pecca del film è il suo focalizzarsi solo sul lato anglofono della vicenda, tralasciando e relegando in un angolo anche i soldati e i civili francesi e belgi che erano presenti a Dunkerque e che come gli inglesi hanno rischiato la vita per la liberazione.

Ovviamente sono curiosa di sentire se lo avete visto e, nel caso, cosa ve ne è sembrato! Comunque, trovo che film come questo siano assolutamente da avere, anche se non si è amanti del genere 😊

Per questa settimana è tutto. Vi auguro un buon weekend di relax (il mio sarà di studio, ma pazienza)! Federica 💋

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