Questa settimana ho messo l’ultimo punto alla mia tesi di Laurea. Avete presente la scritta “The End” che appare alla fine dei film? Ecco, me la sono immaginata davanti agli occhi quando la mia relatrice mi ha detto che andava bene! Ora non mi resta che stamparla 🙂
Vi ho già accennato l’argomento, l’analisi di un racconto di Ray Bradbury che nessun critico ha mai preso in considerazione, ma adesso che è finita mi posso sbilanciare un po’ di più e dire che non è solo questo. Somewhere A Band Is Playing non è solo una racconto, è la carriera di Bradbury come scrittore condensata in 90, o poco più, pagine, l’evoluzione del suo stile, dei temi e del suo rapporto con la memoria culturale (o collettiva) che è, in sostanza, l’insieme dei simboli e dei mezzi attraverso i quali la cultura di un popolo si trasmette di generazione in generazione e diviene parte dell’inconscio di un popolo. Oltre a ripercorrere le immagini che fanno parte da secoli della cultura occidentale e che sono legate alla memoria, Bradbury conduce anche un’analisi dei propri ricordi personali, perché convinto che sia l’individuo, con il proprio bagaglio di esperienze, a modificare la memoria collettiva. Con la mia tesi ho cercato di dimostrare proprio questo legame e l’intenzione di creare nuovi simboli attraverso i quali analizzare gli sconvolgimenti del secondo dopoguerra (il racconto è stato iniziato nel 1956) e il nuovo boom economico e tecnologico.
Ve lo racconto perché sono sempre più convinta che le esperienze personali e i nostri ricordi (quelli cui siamo più legati) siano qualcosa da condividere, perché solo così si può davvero dire di conoscere le persone e la vita stessa. Magari non capiremo cosa si prova, ma è pur sempre un modo di aprirsi agli altri e, forse, potrebbe tornarci utile se ci dovessimo trovare in situazioni simili.
Prima di raccontarvi i miei 3 ricordi preferiti (approfittando della nomina di Laura al tag Best 3 Memories, creato da With a Spoonful of Sugar) voglio farvi una domanda: Quali sono i tre momenti della vostra vita che non vorreste mai (ma proprio mai) dimenticare?
📌 Il primo è un mio ricordo di quando ero una bimba. A sette anni, per dei problemi di salute abbastanza gravi, ho passato alcuni mesi in ospedale e a quell’età (ma credo a nessuna età) non è una bella esperienza da affrontare. Quei giorni sono annoverati tra i momenti “Decisamente no” della vita tanto sono stati brutti, però, in mezzo a quel ricordo negativo, c’è una cosa che mi tengo stretta perché è il mio ricordo felice. Una volta finito il ricovero in ospedale (ma, riflettendoci ora, potrebbe essere successo anche durante uno dei weekend che potevo trascorrere a casa) i miei genitori sono venuti a prendermi e rientrando ho trovato il salotto riempito di palloncini colorati. Erano stati mia sorella e mio fratello e ricordo di essermi sentita incredibilmente felice, perché finalmente ero di nuovo con le persone che più mi volevano bene.
📌 Il secondo è più recente ed è legato alla prima prima volta in cui ho visto il mio nipotino. Ormai è un piccolo vulcano che salta da un divano all’altro, ma non scorderò mai lo scricciolo nella tutina azzurra che ho preso in braccio il giorno in cui è nato.
📌 L’ultimo ricordo non è un momento preciso, quanto la somma di un’esperienza che cade sotto il nome di “Maturità”! Il quinto anno di liceo è stato massacrante in tutti i sensi possibili, ero così concentrata sullo studio (passavo le giornata china sui libri praticamente fino alle dieci di sera per poi svenire a letto) da aver perso due taglie in quel periodo. Le superiori sono un’esperienza bellissima ma non vorrei mai tornare indietro per riviverle perché una volta basta e avanza!
Ci sono molti altri ricordi, ovviamente, ma questi tre – e il momento in cui sono avvenuti – sono quelli che più mi sono cari per diversi motivi, anche perché a modo loro sono stati importanti nell’aiutarmi diventare chi sono oggi. Vedremo quali saranno i ricordi di domani 😉 E ricordatevi di lasciarmi i vostri, basta anche solo un commento veloce.
A domani — Federica 💋
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