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“IT” di Stephen King

Buongiorno 😊

Oggi pochi preamboli, perché vi parlo di un capolavoro che non ha bisogno di essere presentato! Ecco a voi il mitico IT!


Titolo IT Autore Stephen King Traduzione T. Dobner Editore Sperling & Kupfer Anno 2013 Anno prima edizione 1986 Genere Thriller, Paranormal, Mistero Formato Brossura Pagine 1315 Prezzo 13,90€ Acquisto Amazon

In una ridente e sonnolenta cittadina americana, un gruppo di ragazzini, esplorando per gioco le fogne, risveglia da un sonno primordiale una creatura informe e mostruosa: It. Quando, molti anni dopo, It ricompare a chiedere il suo tributo di sangue, gli stessi ragazzini, ormai adulti, abbandonano la famiglia e il proprio lavoro per tornare a combatterlo. E l’incubo ricomincia… Un viaggio illuminante lungo l’oscuro corridoio che conduce dagli sconcertanti misteri dell’infanzia a quelli della maturità.

È forse il romanzo più conosciuto di Stephen King e, dopo averlo letto, devo dire che è anche un bellissimo romanzo. Io non sono da storie dell’orrore e ammetto che i primi capitoli mi hanno messa davvero alla prova, tanto che non potevo leggerlo dopo le nove di sera (tendenza che comunque ho mantenuto per tutta la lettura, giusto per essere sicura di non sognare palloncini o fogne durante la notte), ma una volta che la storia si è dipanata, allora è diventato impossibile staccarmi dalle pagine e vi giuro che è tra i libri migliori che io abbia mai letto! IT è tutto fuorché un horror! È macabro, sì, fa paura, sì, ma non quel genere di paura che gli ho sempre associato in quanto romanzo horror e, in fondo, è una grande storia fantastica in cui sono le paure e le speranze a fare da padrone, non certo l’orrore. Tutto si svolge a Derry, questa non grandissima cittadina del Maine, in cui sembra che le peggiori notizie (omicidi e disastri vari) non riescano a lasciare la città e cadano nel dimenticatoio ogni qual volta si cerchi di indagarne le cause, come se uno forza sconosciuta si mettesse in moto, prima, per scatenare la violenza e, poi, per attenuarne il ricordo e la portata.

Quello che accadde quella sera al Punto Nero, per quanto orribile… Vedi, io non sono molto convinto che sia successo perché eravamo neri. E nemmeno perché il Punto era subito dietro West Broadway, dove abitavano allora i bianchi ricchi di Derry e dove ancora ci abitano. Io non credo che la Legione per la difesa della Rispettabilità Bianca abbia attecchito così bene qui perché a Derry si detestavano i neri e gli straccioni più che a Portland o a Lewiston o a Brunswick. No, è per via del suolo. Sembra che le cose brutte, le cose malvagie, trovino il terreno adatto in questa città.

A fare da protagonisti sono sette ragazzini e loro stessi da adulti: Bill, Richie, Stan, Eddie, Ben, Mike e Beverly sono degli emarginati, che per sfuggire alle angherie del bullo Henry Bowers si ritrovano a proteggersi a vicenda e a formare il gruppo dei Perdenti. Ma non è solo l’essere perseguitati dal bullo a unirli: tutti loro, a partire dall’autunno del 1957, hanno incontrato Lui, It, la strana entità che vive sotto la città e che ne ha eletto i cittadini a suo personale buffet. Questa conoscenza comune con Pennywise il clown, sembianza sotto la quale preferisce apparire It, e la determinazione di Bill a voler vendicare la morte del fratellino George sono il perno attorno al quale ruotano gli eventi del 1958 e del 1985. Perché il gruppo dei Perdenti ha una missione, uccidere It, e i suoi membri sono disposti a tutto pur di riuscirci, anche a giurare di tornare a Derry in caso non avessero davvero messo fine alla furia omicida del mostro. È un romanzo decisamente complesso e articolato, che come punto di partenza sceglie di descrivere i due omicidi che danno inizio ai periodi neri nel 1957 e nel 1985, per poi ritornare al 1958 e da lì iniziare a raccontare ciò che è accaduto in una sorta di puzzle mentale, che fornisce i propri pezzi un po’ per volta e li sparpaglia tra gli anni ’50 e gli ’80. Innumerevoli sono le digressioni a proposito della città, della sua storia e della vita di chiunque abbia mai messo piede a Derry, in una costruzione continua delle ragioni e dei dettagli che la rendono ciò che è e che trasformano quei sette amici negli unici in grado di poter porre fine alla supremazia di It. Stephen King costruisce un nutrito gruppo di eventi e personaggi capaci di tenere incollati alle pagine per la loro unicità, alternando con la narrazione in terza persona i punti di vista attraverso i quali un singolo evento viene descritto per dare veramente voce a tutti e fare in modo che ognuno diventi un tassello immancabile del puzzle che va formandosi capitolo dopo capitolo. Per questo, negli intermezzi che si discostano leggermente dalle vicende del 1958 e del 1985, non si ha la sensazione di essere finiti fuori strada ma di aver aggiunto un pezzo in più nella scoperta di ciò che è It e del suo rapporto con la città di Derry e i suoi abitanti. È un libro simbolico, rituale e metaforico, al cui centro King mette i bambini e la loro incrollabile fede.

Da qui nascono interrogativi interessanti e, per quel che ne so, di vitale importanza. Per esempio, che cosa mangia in realtà It? So che alcuni bambini sono stati parzialmente divorati; è certo in ogni caso che si sono riscontrati segni di morsicature. Ma forse siamo noi a spingere It a farlo. A noi tutti è stato insegnato fin dalla prima infanzia che quel che fa il mostro se ti acchiappa nel folto del bosco è appunto mangiarti. È forse la cosa più terribile che riusciamo a immaginare. Ma in verità i mostri vivono di fede, no? Mi sento trascinato irresistibilmente verso questa conclusione. Il cibo può essere la vita, ma la fonte del potere è la fede, non il cibo. E chi più di un bambino è capace di un atto di fede assoluta?

Fede in ogni cosa, sia bella che brutta, sostenuta in ogni momento dalla viva immaginazione e dalla spensieratezza, che cede con il sopraggiungere dell’età adulta ma che non viene mai veramente dimenticata, non se subentra l’amicizia a tenerlo vivo. Ho davvero apprezzato questo romanzo perché, a dispetto di tutti gli omicidi e del carattere macabro, ha un sottofondo positivo. “Una storia è semplicemente una storia”, può non avere implicazioni reali, eppure qualcosa di vero IT ce l’ha. Non sono né Derry, né il suo mostro, bensì i suoi personaggi e i loro caratteri, le loro prese di posizione e le vite che cercano di costruire nonostante le paure e le brutture che si incontrano ogni giorno.

Sapevo che Stephen King era un genio, ma senza mai averne la prova. Adesso ce l’ho e ho trovato un nuovo autore di cui mi sono innamorata e del quale recupererò tutti i libri!

Voi avete mai letto qualcosa di suo? O come me lo avete sempre evitato per paura degli horror? Uno sbaglio che spero di non ripetere ✌️

A domani! Federica 💋

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