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“L’Œil d’Otolep” di Pierre Bottero

Buongiorno e buon inizio settimana!

Oggi inizio con la recensione di un libro che fa parte dei miei 12 per Libera Lo Scaffale di quest’anno e che è il secondo volume di una saga inedita in Italia, Les Mondes d’Ewilan di Pierre Bottero.


Titolo L’Œil d’Otolep Autore Pierre Bottero Saga Les Mondes d’Ewilan Editore Roget Poche Anno 2007 Genere Fantasy, avventura Formato Cartaceo Pagine 317

Di ritorno a Gwendalavir, Ewilan scopre che una medusa dai tentacoli mortali cerca di invade l’Immaginazione. E mentre un male oscuro attacca il suo corpo, si unisce alla spedizione per Valingaï per riportare Illian, un ragazzino dai poteri incredibili, a casa. Dopo aver combattuto dei terribili nemici, il gruppo arriva ai confini dell’Impero, davanti all’occhio d’Otolep. Questo lago mitico, dalle acque misteriose, libererà Ewilan dal parassita che la sta distruggendo poco a poco?

Fatto ritorno a Gwendalavir dopo essere sopravvissuta alla prigionia nell’Istituzione, Ewilan riprende la propria vita di quindicenne, frequentando l’Accademia della capitale, conoscendo e stringendo amicizia con ragazzi e ragazze della sua età. Ma dentro di lei, dopo la scoperta che esiste un altro regno al di là del deserto di Ouro e che il giovane Illian (conosciuto e salvato nell’Istituzione) da lì proviene e vi vuole fare ritorno, sente crescere una spinta, un desiderio crescente di fare parte della spedizione che intraprenderà proprio quel viaggio. È di vitale importanza che lei partecipi, è nel suo destino. Ma se all’inizio è solo Ewilan a esserne convinta, mentre i suoi amici e protettori fanno di tutto per mantenere la sua vita tranquilla, è la comparsa di un nuovo terribile nemico che li spinge a cambiare idea e ad accettare la richiesta della protagonista. Perché questa volta il suo incredibile dono nell’Arte del Disegno, sembra essere il solo capace di contrastare l’orribile creatura che infesta le Spire (il luogo etereo dell’Immaginazione dove Ewilan e tutti i disegnatori si recano per disegnare): una medusa nera, dai tentacoli assassini, che sta cercando di invadere la realtà.

Come nel primo volume della saga (La forêt des Captifs) e nella prima trilogia (La Quête d’Ewilan), all’avventura di Ewilan e del giovane Illian si uniscono tutti i personaggi che fanno parte della storia sin dal suo esordio, sottolineando (come vi dicevo anche nella scorsa recensione di quest’autore) il carattere collettivo degli eventi e dei ruoli, perché è giusto che Ewilan sia al centro dell’azione, ma non può sconfiggere i pericoli con le sue sole forze e per questo ha bisogno di Salim, Edwin, Ellana, maestro Duom e altri vecchi amici che ritrovano il loro posto nella storia dopo essersi allontanati per un po’. E il loro viaggio insieme li porta verso le rive del misterioso lago chiamato l’Œil d’Otolep (l’Occhio di Otolep), un luogo di cui tutti hanno sentito parlare ma a cui solo in pochi sono giunti.

Puis l’Œil d’Otolep apparut. C’était une immensité liquide d’un bleu inouï, parfaitement étale. Un monde aquatique cerné des rochers blancs surplombant sur sa surface de plusieurs dizaines de mètres et de plages de pierre qui glissaient sans un remous dans ses profondeurs. Aucune trace de vie sur ses berges ou en son cœur. De la pierre et de l’eau. Du blanc et du bleu. Au-delà de l’envisageable.

Il lago è un luogo sacro, legato direttamente all’Immaginazione e che permette di raggiungere le sue sponde solo a coloro che ne proteggono i confini e la rispettano. Un posto che Ewilan deve assolutamente raggiungere, se vuole sapere come sconfiggere il mostro nelle Spire e chi ne è all’origine, ma, soprattutto, se vuole sopravvivere. Perché qualcuno è disposto a tutto pur di ucciderla e ci sta quasi riuscendo.

La lumière, qui filtrait au travers des frondaisons en longs rais parallèles, éclatait sur le sol en flaques mordorées tandis que les points lumineux des insectes et des grains de pollen virevoltaient entre ombre et clarté. L’ensemble dégageait un sentiment de sérénité qui donnait envie de s’asseoir pour ses perdre dans une méditation contemplative sans fin.

Io, personalmente, adoro questa saga e i suoi personaggi, perché danno un senso di comunione a una avventura che pesa tutta sulle spalle della protagonista, ma anche perché la presenza di un gruppo ricorda alla stessa Ewilan che certe volte lei non è altro che una giovane ragazza che sta crescendo, che ancora deve capire tutti gli aspetti della vita e che certe decisioni o eventi si ripercuotono sulle esistenze delle persone in modo diverso da ciò che lei sente debba essere fatto. E qui arriva la parte che meno mi ha convinta nel libro. Perché ad un certo punto, di fronte alla decisione se rientrare a casa di fronte al pericolo o continuare la missione, è lei sola a decidere per tutti, ingannando e mentendo a coloro che le sono sempre rimasti accanto in ogni circostanza, anche le più disperate e difficili. È questo ad avermi un po’ delusa di lei, perché questa decisione arriva subito dopo il suo passaggio (a livello emotivo e umano) all’età adulta e avrei preferito che, almeno, avesse dato ai suoi amici il beneficio del dubbio, concedendo loro di scegliere per loro stessi, dati pericoli che li attendono.

Non so quanti di voi conoscano il francese, e leggano in francese soprattutto, ma è una serie e un autore che non smetterò mai di consigliarvi! Peccato che mi manchi solo un volume 🙈

Vi auguro una buona giornata Federica 💋

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