Buongiorno!
La primissima recensione di questo 2019 riguarda un libro che fa parte della mia reading challenge dello scorso anno! È il penultimo libro de #LiberaLoScaffale2018 😊 (Scusate, ma c’è qualche spoiler!)
Titolo La chiamata dei tre Titolo originale The Drawing of the Three Autore Stephen King Traduzione T. Dobner Saga La Torre Nera Editore Sperling & Kupfer Anno 2017 Anno prima edizione 1987 Genere Dark fantasy, science fantasy, new weird Formato Cartaceo Pagine 359
“La chiamata dei tre” riprende la narrazione delle gesta di Roland, l’eroe solitario deciso a raggiungere la misteriosa Torre. Nel loro definitivo confronto-scontro l’uomo in nero aveva predetto la sorte a Roland con uno strano mazzo di tarocchi. Ora il pistolero si ritrova seduto su una spiaggia del Mare Occidentale, dopo un sonno che forse è durato anni. Sa che dovrà trovare le tre porte spazio-temporali per introdursi nel nostro mondo e raggiungere così i tre predestinati. Ma come individuarle? Mentre medita sul da farsi, mostruose creature emergono dalle acque e tentano di divorarlo, mutilandolo orrendamente.
Dopo la traversata del deserto, la (seconda) morte di Jake e l’aver finalmente raggiunto Walter, l’Uomo in nero che tanto ha inseguito, Roland di Gilead, l’ultimo cavaliere di quello strano mondo che è andato avanti, si ritrova su una spiaggia sconfinata, oltre i confini impossibili del grande deserto, in balia della “aramostre”, esseri voraci e crudeli simili ad aragoste che gli portano via due dita della mano destra e un alluce, lasciandolo febbricitante e in punto di morte. Benché presto gli effetti dell’infezione mettano a rischio il suo cammino, l’ultimo pistolero non può permettersi di rinunciare e fermarsi, non quando ha da svolgere una missione di vitale importanza, un recupero necessario se vuole aggiungere la Torre Nera. Perciò, sconvolto dalla febbre crescente e dalla minaccia delle numerose aramostre, il lungo cammino di Roland riprende e lo conduce a una scoperta fantastica e incredibile, così magica e misteriosa da essere degna del mistero che avvolge la sua meta finale e il percorso che lì vi conduce: al centro della spiaggia, visibile solo da un lato, si erge una porta che lui sa di dover attraversare.
Non commettere l’errore di avvicinare il tuo cuore alla sua mano. Ottimo consiglio. Ti sei fatto male per il bene di coloro ai quali alla fine male si dovrà fare. Ricorda i tuoi doveri, Roland.
In questo secondo capitolo della saga fondativa dei diversi universi di Stephen King, la storia complessa e vagamente inaccessibile de L’ultimo cavaliere inizia qui a dipanarsi, a diventare più comprensibile e meno spaesante, coinvolgendo sempre di più nella ricerca di Roland delle tessere mancanti per poter raggiungere la Torre, gli “apprendisti” indicati proprio da Walter nel loro ultimo e decisivo conciliabolo, l’incontro che, alla fine del primo libro, ha segnato il destino di entrambi. Ed è quello che Roland fa, intraprendendo questa pericolosa e lunga marcia per raggiungere “Il Prigioniero”, “La Signora delle Ombre” e “Lo Spacciatore”.
Tutti e tre provengono dalla nostra realtà, la Terra che noi conosciamo, e tutti dalla città di New York ma da tre quando alquanto differenti: il primo, “Il Prigioniero” Eddie, è un ventenne tossicodipendente del 1987 che, cacciatosi in una situazione difficile per salvare suo fratello, solo il pistolero può aiutare; “La Signora delle Ombre” Odetta, invece, è una ragazza afroamericana del 1964, la cui particolarissima personalità sembra quasi mettere i bastoni tra le ruote alla missione di Roland; “Lo Spacciatore” Jack Mort, infine, è il più complesso tra i tre, colui che non doveva essere davvero trovato ma che, nel corso della sua esistenza, ha inconsapevolmente unito le esistenze di Roland, Eddie, Odetta e… Jake, il ragazzino che il pistolero ha scelto di sacrificare ne L’ultimo cavaliere. Attraverso La chiamata dei tre Stephen King costruisce un altro tassello della serie incentrata sulle avventure di Roland il pistolero e lo fa con un taglio dark che mi ha sconvolta, sì, ma che è riuscito anche ad affascinarmi, soprattutto perché non risparmia nulla al lettore, nel bene quanto nel male di ciò che accade ai protagonisti. Qui mi sono sentita più partecipe della storia, meno spaesata nel mondo alternativo e futuro di Roland, del quale (grazie a Eddie, soprattutto) sono finalmente riuscita a costruire una descrizione abbastanza accurata. Ma non è solo grazie ai dettagli in più su di lui o sul suo mondo che la storia è risultata più godibile. Tanto è dovuto anche allo stile che, rispetto al primo libro, si fa più articolato, più musicale, e perde quella patina grezza e mascolina che tanto mi ha condizionata nell’apprezzare davvero L’ultimo cavaliere. A questi si aggiunge anche un altro aspetto, un elemento che mi ha fatto divorare questo libro in un solo giorno, ed è la costante determinazione di Roland, anche se per la maggior parte del tempo è un po’ cieca e insensibile per un meccanismo di autodifesa. Questo suo continuare sempre, nonostante tutto e tutti, è ciò che rappresenta il punto di forza del suo personaggio (ma pure una debolezza) e del libro stesso, perché la stessa determinazione viene trasmessa anche ai suoi altri compagni di viaggio secondo un incredibile senso di inevitabilità. Tutti loro si sentono accumunati da una missione, da un destino comune, perché sono un ka-tet, un “uno da molti” e questo li porterà sulla strada giusta per la Torre Nera. Con ancora molti segreti da scoprire, su tutti i protagonisti ma soprattutto su Roland, La chiamata dei tre è un romanzo interessantissimo, ricco di riflessioni, temi e spunti che tengono incollati alle pagine dall’inizio alla fine.
Per oggi è tutto!
A domani Federica 💋
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