Buongiorno 😊
Dopo aver parlato solo di film, oggi finalmente si ritorna a parlare di libri! E il protagonista è l’ultimo volume della saga fantasy di Pierre Bottero, autore francese che con la storia di Ewilan mi ha regalato una delle mie saghe preferite!
Titolo Les Tentacules du Mal Autore Pierre Bottero Saga Les Mondes d’Ewilan Editore Rageot Poche Anno 2007 Genere Fantasy Formato Cartaceo Pagine 411
Ewilan e i suoi compagni proseguono il loro viaggio verso Valingaï, e la loro triplice missione: riportare Illian dalla sua famiglia, ritrovare Altan e Élicia Gil’ Sayan e annientare la medusa che sta occupando l’Immaginazione. Attraverso i pericoli del deserto di Ourou, raggiungono la città di Hurindaï, presto attaccata e distrutta dall’esercito di Valingaï. Gli Alaviriani sfuggono per miracolo alla morte e riprendono il loro viaggio. È a Valingaï, sulla sabbia delle arene, che i destini di Ewilan, dei suoi amici, di Éléa Ril’ Morienval e della medusa si scontrano per l’ultima volta, in un confronto senza pietà. Un confronto che farà luce sul passato e sul quale si giocherà il futuro di un mondo.
Il viaggio finale verso l’ultimo scontro, il confronto tra Ewilan e la mostruosa medusa Ahmour, ha inizio e per lei e il gruppo che la accompagna (composto da suo fratello Mathieu, da Salim, dal maestro d’armi Edwin e da sua sorella Siam, dalla Marcheombre Ellana, dal cavaliere Bjorn, da maestro Duom, dal guaritore Artis Valpierre e dal piccolo Illian) si prospettano sin da subito delle difficoltà impossibili da eludere. Non appena i dieci compagni mettono piede nella nuova e inesplorata regione al di là del mare si ritrovano circondati da pericoli, costretti ad affrontare mostri la cui crudeltà eguaglia quella degli abitanti di Valingaï, la città che li attende oltre lo sconfinato deserto e dove tutto, dagli affari in sospeso del passato agli eventi più recenti e ancora dolorosi, arriverà alla propria resa dei conti. E lì si compirà anche il destino per cui Ewilan si è messa in viaggio.
Ma le prove li attendono anche prima di giungere alla loro ultima destinazione, perché Ahmour, la mostruosa creatura che sta invadendo l’Immaginazione (la dimensione grazie alla quale chi possiede il Dono del disegno può rendere reale ciò che immagina) per attraversare la barriera che la separa dalla realtà e conquistare il loro mondo, ha tentacoli ed emissari ovunque, nemici che si presentano seguaci del suo culto, preti coperti da vesti nere capaci di imporre la loro volontà a ciò che li circonda (umani e non), compreso il togliere la vita. E tutto con una semplice parola.
Come caratteristica comune con i due precedenti volumi (La Forêt des Captifs e L’Œil d’Otolep), anche ne Lei Tentacules du Mal gran parte della narrazione è dedicata al viaggio, alle peregrinazioni che portano i personaggi a sfidare i loro limiti, a dimostrare ciò che sono disposti a fare per portare a termine il compito che è stato loro affidato. Ma più il cammino li conduce verso la città che desiderano raggiungere, più le speranze si fanno esili e loro sono meno certi di poter, ancora una volta, salvare loro stessi e il mondo. Sono incerti, in una vulnerabilità che mi ha fatto adorare questi personaggi ancora di più perché, nonostante la paura per la situazione disperata e benché i nemici siano più numerosi e potenti, alla fine nessuno nel gruppo si tira indietro nel momento del bisogno. Quale che sia il prezzo, tutti affrontano lo scontro finale al meglio delle loro forze, delle loro possibilità, senza dimenticare ciò che conta davvero: vivere appieno, essere consapevoli di avere sempre una scelta, nonché di poter sempre confidare negli altri e nei sentimenti che si prova.
C’est le lot des garçons que de vivre, incompris, des histoires d’amour dramatiques. […] Nous en sommes réduits à réciter, dans les cavernes désertes de nos cœurs dévastés, des odes qui pourtant les feraient vibrer si elles prenaient le temps de les écouter. Nous nous jetons à leur pieds, elles nous tournent le dos. Nous brûlons d’une flamme haute et pure, elle ne s’y réchauffent pas. Les hommes sont des poètes méprisés!
Come sempre, lo stile di Pierre Bottero, con la narrazione in terza persona che ci porta a scoprire i pensieri di tutti i protagonisti, rende la lettura piacevole oltre che scorrevole. Ci si sente coinvolti nelle sfide che devono affrontare, negli inganni che li attendono lungo la strada e che rischiano di dividerli, sia durante il viaggio vero e proprio, sia a Valingaï, dove i pericoli mortali si nascondono ovunque. Come ultimo volume di una trilogia che mi è piaciuta tantissimo (meglio esalogia, perché tutto parte dai tre libri de La quête d’Ewilan), e i cui personaggi resteranno tra i miei preferiti di sempre, devo però ammettere di aver trovato il suo finale un po’ affrettato, come costretto ad abbreviare i tempi per chiudere la vicenda e archiviare i conti in sospeso (come quelli con Éléa Ril’ Morienval, la cattiva storica della serie legata a Ewilan), come se l’autore avesse deciso di salutare senza tanti complimenti il mondo di Gwendalavir. Un aspetto, questo, di cui mi dispiace parecchio, perché stride un po’ con il ritmo incalzante che ha da sempre caratterizzato la narrazione. Ciò nonostante, mi ha lasciata con quel giusto senso di tristezza che si prova nel separarsi per l’ultima volta da personaggi cui ci si è affezionati. Di questa saga, e serie, mi mancherà tutto, dai suoi protagonisti alla semplicità, alla sorprendente dolcezza, con la quale Bottero è riuscito a prendersi il suo (meritato) posto nel mio cuore di lettrice!
Andando a cercare, in realtà, ho scoperto che esistono altre due trilogie, conclusive davvero questa volta dell’intera serie dedicata al mondo fantasy di Gwendalavir. Per quanto tentata, non credo che le leggerò… Ho paura che, trattando storie parallele, potrebbero mettere in discussione tutto ciò che di bello rappresentano per me i libri di Pierro Bottero!
Credete che sia una cosa sciocca? O vi è capitato di lasciar perdere i libri di un autore che adorate per il mio stesso motivo?
Federica 💋
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