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“Lo strano caso dell’apprendista libraria” di Deborah Meyler

Buongiorno e buon lunedì!

Come sta procedendo la vostra quarantena forzata? Io, in attesa di sapere se e quando mi potrò finalmente laureare, sono finalmente riuscita a terminare un altro libro della mia lista de My Libera Lo Scaffale 2020 😊


Titolo Lo strano caso dell’apprendista libraia Titolo originale Bookstore Autore Deborah Meyler Traduzione Claudia Marseguerra Editore Garzanti Anno 2014 Anno prima edizione 2013 Genere Narrativa Formato Cartaceo Pagine 341

Esme ama ogni angolo di New York e soprattutto il suo posto speciale: La Civetta, la piccola libreria nell’Upper West Side. Un luogo magico in cui si narra che Pynchon amasse passare pomeriggi d’inverno. Un luogo che può nascondere insoliti tesori, come una prima edizione del Vecchio e il mare di Hemingway. Tra quei vecchi e polverosi scaffali Esme si sente felice. Ed è lì che il destino ha deciso di sorriderle. Sulla vetrina della libreria è appeso un cartello: cercasi libraia. È l’occasione che aspettava, il lavoro di cui ha tanto bisogno. Perché a soli ventitré anni è incinta e non sa cosa fare:il fidanzato Mitchell l’ha lasciata prima che potesse parlargli del bambino. La più grande passione di Esme è la lettura, ma non ha nessuna idea di come funzioni una libreria. Eppure ad aiutarla ci sono i suoi curiosi colleghi: George che crede ancora che le parole possano cambiare il mondo, Linda che ha un consiglio per tutti, David e il suo sogno di fare l’attore. E poi c’è Luke timido e taciturno che comunica con lei con la sua musica, con le note della sua chitarra. Sono loro ad insegnarle la difficile arte di indovinare i desideri dei lettori: Il Mago di Oz può salvare una giornata storta, Il giovane Holden fa vedere le cose da una nuova prospettiva e tra le opere di Shakespeare si trova sempre una risposta per ogni domanda. E proprio quando Esme riesce di nuovo a guardare al futuro con fiducia, la vita la sorprende ancora: Mitchell scopre del bambino e vuole tornare da lei. Esme si trova davanti a un bivio: non sa più se è quello che vuole davvero. Ma a volte basta la pagina di un libro, una melodia sussurrata, una chiacchierata a cuore aperto con un nuovo amico per capire chi si è veramente. Ed Esme non è più un’apprendista libraia, ora è una libraia per scelta.

Esme Gerland è inglese, ha ventitré anni e una borsa di studio in storia dell’arte alla Columbia. È una ragazza molto giovane e attenta alla propria indipendenza femminile, eppure frequenta Mitchell, professore di economia di dieci anni più grande e un problema patologico nell’impegnarsi in relazioni durature, persino quando Esme scopre di essere rimasta incinta. Inaspettato e inatteso, questo bambino la mette di fronte alla manchevolezza di Mitchell e quando lui se la svigna, Esme è costretta a fare i conti con la dura realtà: sarà una mamma single (perché non vuole abortire) e avrà bisogno di soldi, continuando a studiare per non perdere la propria carriera universitaria e mandare all’aria il suo futuro. Per riuscirci, però, ha bisogno di un lavoro ed è quasi per caso che scorge il cartello “Cercasi libraia” sulla vetrina di un’angusta e strana libreria, aperta fino a tardi e piena zeppa di libri di seconda mano. E La Civetta, questo il nome di un luogo estraneo a tutto eppure così newyorkese, e George, il suo proprietario, la accolgono tra le pagine dei numerosi e polverosi volumi che custodiscono, in un momento in cui nulla sembra andarle bene.

I musei e le biblioteche sono le arche destinate a salvare dall’oblio i tesori del passato, ma esiste una flottiglia di imbarcazioni minori altrettanto fondamentali. Le librerie dell’usato sono alcuni dei rimorchiatori che possono portare il bottino sano e salvo in porti. La Civetta è piccola, e di sicuro è molto malandata, ma di sicuro è piena di nobili intenzioni.

Insieme a George ci sono Luke, suo supervisore durante i turni e poi una specie di amico, Bernie, Mary e tutti i clienti e i senzatetto che affollano le strette mura de La Civetta, circondando Esme con tutto il loro affetto e il loro calore anche nei momenti di sconforto più grande. Nei mesi della gravidanza, questa ragazza giovane e un po’ spaesata si ritroverà a vivere esperienze che mai avrebbe immaginato, compreso un fidanzamento con l’uomo che ama e che credeva non sarebbe mai più rientrato nella sua vita. Ma a volte l’esistenza riserva ancora della sorprese e quelle che attendono Esme la metteranno davanti a delle sfide da superare, facendola crescere e affrontare una successione di emozioni contrastanti, dove non sempre la morale comune rappresenta la strada verso la felicità. Anzi, a volte è la strada che meno sembra auspicabile a portare là dove si deve essere, nel luogo e con le persone che saranno capaci di dare un senso all’esistenza.

Lo strano caso dell’apprendista libraia è un romanzo davvero carino, almeno nelle intenzioni e negli attimi vissuti all’interno della libreria. È solo tra le pareti de La Civetta e i personaggi che vi gravitano che la storia di Esme risulta davvero interessante, scivolando pagina dopo pagina attorno a quel rapporto strano e alla fine affettuoso, da grande famiglia, che si instaura tra loro. Nel resto del tempo, invece, la storia fatica a coinvolgere nello stesso modo, complice il lassismo della protagonista nei confronti di Mitchell e del suo comportamento. Quest’ultimo è uno di quei personaggi che prenderesti a pugni in faccia dall’inizio alla fine, che non riserva sorprese, nemmeno quando si mette in testa di “fare la cosa giusta”, chiedendo a Esme di sposarlo e finendo per fare peggio di prima.

Ero convinta che l’amore fluisse delle correnti cosmiche di giustizia e virtù dell’universo, riversandosi su di noi, mettendo tutto a posto. Come se fosse fuori, e bastasse aprirsi per accoglierlo. Ma evidentemente non è così, forse siamo stati noi a farlo, e adesso lo stiamo disfacendo.

Proprio Esme è, secondo me, il punto dolente del romanzo. Tutta la sua proclamata indipendenza, il rispetto per se stessa e il femminismo che sembra ispirarla si rivelano solo parole al vento per buona parte del libro, dettagli sbandierati a destra e a manca ma che mancano di un risvolto pratico quando davvero servirebbero. E peggio ancora sono i continui riferimenti di Esme al proprio essere inglese quando accetta tutto ciò che la accade. Si nasconde dietro a un’accondiscendenza che lei definisce tutta britannica ma che non lo è affatto; è insicura, incapace di affermare davvero se stessa e a volte fastidiosamente spaventata di dare voce ai propri pensieri. Si lamenta costantemente delle imposizioni maschiliste della società ma non fa assolutamente nulla per opporvisi, è assoggetta e assuefatta a tutta una serie di stereotipi che, benché li condanni in teoria, in pratica finisce per lasciarli avere il controllo sulla sua vita. Esme è una protagonista un po’ senza nerbo, che dimostra qualche sporadico guizzo di buonsenso. Non sempre, ma ogni tanto ne ha. È un romanzo strano, in cui è proprio il senso di stranezza e di estraneità della sua protagonista a fare da padrone. Per fortuna che esiste un luogo in cui tutto ciò può trovare una ragion d’essere e quel luogo è La Civetta.

Per questo libro avevo grandi aspettative, ma non sono state pienamente soddisfatte… anzi, proprio per niente! Accidenti, questa è la prima delusione librosa dell’anno! Be’, almeno è arrivata a marzo! Ma ditemi, voi lo conoscete? Lo avete letto? Oppure è ancora nella vostra lista To Be Read/Da leggere?

Federica 💋

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