Ciao a tutti!
Per oggi arriva una recensione che non vedevo l’ora di pubblicare. Si tratta di un altro libro di Victoria Schwab e ne sono super entusiasta, perché mi sono innamorata di quest’autrice e del suo stile!
Titolo Questo canto selvaggio Titolo originale This Savage Song Autore Victoria Schwab Traduzione Roberto Serrai Saga Monsters of Verity Editore Giunti Anno 2017 Genere Distopico, fantasy Formato Cartaceo Pagine 400 Prezzo 18€ Acquisto Giunti al punto
Per anni Verity City è stata teatro di crimini e attentati, finché ogni episodio di violenza ha cominciato a generare mostri, creature d’ombra appartenenti a tre stirpi: i Corsai e i Malchai, avidi di carne e sangue umani, e i Sunai, più potenti, che come implacabili angeli vendicatori con il loro canto seducente catturano e divorano l’anima di chi si sia macchiato di gravi crimini. Ora la città è attraversata da un muro che separa due mondi inconciliabili e difende una fragile tregua: al Nord lo spietato Callum Harker offre ai ricchi protezione in cambio di denaro, mentre al Sud Henry Flynn, che ha perso la famiglia nella guerra civile, si è messo a capo di un corpo di volontari pronti a dare la vita pur di difendere i concittadini e ha accolto come figli tre Sunai. In caso di guerra la leva più efficace per trattare con Harker sarebbe la figlia. Così August, il più giovane Sunai, si iscrive in incognito alla stessa accademia di Kate per tenerla sotto controllo. Ma lei, irrequieta, implacabile e decisa a tutto pur di dimostrare al padre di essere sua degna erede, non è un’ingenua…
La guerra in Vietnam ha gettato gli Stati Uniti nel caos e da quel caos sono nati i dieci Territori che compongono il mondo di Kate e August. Ma la loro realtà non è così semplice, perché a un certo punto la violenza ha iniziato a generare dei mostri. Non metaforici, ma veri. Vere creature scatenate dall’odio che serpeggia tra le strade di Verity City. Corsai, Malchai e Sunai sono le ombre che serpeggiano nell’animo umano e in Questo canto selvaggio prendono corpo per metterci di fronte alle conseguenze delle nostre azioni violente. Pestaggi, omicidi e stragi è ciò che li genera rispettivamente e la loro presenza ha gettato nel caos V-City, lasciandola in balia di Callum Harker, a nord, e nelle mani di Henry Flynn, a sud. In mezzo c’è la Barriera e tra queste due realtà nasce un legame strano ma indissolubile tra Kate e August, la prima figlia di Harker, il secondo uno dei tre Sunai schierati con Flynn.
Non era la ragazzina che era tornata sei anni dopo, quella che piangeva quando faceva un brutto sogno e a cui veniva la nausea alla vista del sangue. Non era debole come la madre, non sarebbe crollata e non avrebbe cercato di scappare nel cuore della notte. Era figlia di suo padre.
Kate è una ragazza forte, decisa, una protagonista che ho apprezzato moltissimo per la determinazione che dimostra nel voler eguagliare il suo modello di vita, suo padre, ma cercando allo stesso tempo di essere migliore di lui, di riuscire in ciò che in lui manca. Come per Lila di Magic (vi ho parlato di questo libro la settimana scorsa), Victoria Schwab tratteggia una giovane ragazza fisicamente imperfetta, lontana dai modelli di bellezza canonici che generalmente compaiono negli Young Adult (anche quando le protagoniste non sono delle reginette), ed è un aspetto che rende estremamente piacevole la lettura dei suoi libri, proprio come lo è l’idea che il coprotagonista maschile sia “imperfetto” dal punto di vista caratteriale.
August, come Kell (Magic), è il Sunai, l’essere soprannaturale da cui ci si aspetterebbe una completa padronanza delle proprie doti e che invece si dimostra ricco di dubbi e di paure come chiunque altro, come l’umana Kate e il suo timore della vita, dei mostri che non sono altro che la manifestazione della mostruosità umana. Ad essere intrigante in August è la riflessione sul significato di “umanità” e di ciò che ci rende tali, dimostrando che a volte può essere qualcuno che tutti considerano un mostro a spiegarci cosa significhi davvero essere umani.
«Perché mai, poi, vuoi essere umano? Siamo fragili. Moriamo» «Ma vivete, anche. Non passate tutti i giorni a domandarvi perché siete al mondo ma non vi sentite reali, perché sembrate umani ma non potete esserlo davvero. Non fate il possibile per essere persone buone solo perché qualcuno vi sbatta in faccia di continuo che non siete nemmeno persone.»
E, come bonus in più, è il rapporto che August ha con la musica a renderlo un personaggio più che affascinante. Generalmente considerata come l’espressione esteriore dell’animo umano, la musica è ciò che rende pericolosi i Sunai ed è questa contraddizione a rendere fantastico August, il “mostro” che in realtà è molto più umano di chi lo è per natura. Di Victoria Schwab e di Questo canto selvaggio si apprezza tutto. I personaggi, lo stile, la trama ricca di colpi di scena e di rivelazioni che rendono questo romanzo distopico uno di quelli da cui è impossibile staccarsi. Le scene sono vivide, descritte con una precisione tagliente, tanto che leggendo si ha la sensazione di guardare un film e di trovarsi davanti alla storia di August e Kate, di essere con loro a Verity, circondati da mostri fin troppo umani.
Questo è il secondo libro che leggo di Victoria Schwab e ho intenzione di recuperare anche gli altri, magari direttamente in originale se da noi non arriveranno nel giro di qualche settimana 😅 mi ha talmente stregata che mi sento come in crisi d’astinenza! Voi la conoscete come autrice? Se no, dovete recuperare!!
Per oggi è tutto! A domani Federica 💋
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