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[Recensione] “Il filo della spada” di Bernard Cornwell

Buongiorno 😊

Meno cinque giorni a Natale e vi porto ancora in Inghilterra, alla fine del IX secolo, per scoprire cosa ne è di Uhtred figli di Ragnar, signore della guerra agli ordini del re del Wessex!


Titolo Il filo della spada Titolo originale Sword Song Autore Bernard Cornwell Traduzione D. Cerruti Pini Saga Le storie dei re sassoni #4 Editore TEA Pubblicazione Ottobre 2018 Genere Storico Formato Cartaceo (9,50€) ~ Digitale (6,99€) Pagine 377 Acquisto Amazon

Corre l’anno 885 e la Terra degli Angli è un regno in pace, ma diviso. I danesi hanno esteso i propri domini nei territori a nord, i sassoni hanno rafforzato il loro potere a sud. Un corso d’acqua separa i due mondi: il Temes, l’odierno Tamigi. Ma quando un’ondata vichinga assedia l’antica città di Londra, insediandosi all’interno delle sue mura, il già delicato equilibrio sembra vacillare. I nuovi arrivati spadroneggiano nelle campagne, razziano i tranquilli villaggi del Wessex, riducono in schiavitù donne e bambini. E i numerosi fortilizi, spuntati come funghi, non bastano a fermarli. Lord Uhtred, signore di Bebban-burg, impavido guerriero sassone cresciuto tra i danesi, ha combattuto duramente per il suo re. Ma la vita agiata e il rispetto acquisiti non lo soddisfano, e l’inettitudine dell’erede al trono mette a dura prova il suo animo avventuroso che vorrebbe tornare a brandire la spada, a battere i gelidi mari del nord, a conquistare quelle terre che gli spettano di diritto. Quando il pio Alfredo chiede il suo aiuto per frenare l’orda nemica, Uhtred non sa che fare. Deve scegliere fra il giuramento che lo lega al re e il pericoloso mulinello di alleanze che mutano e di poteri che passano di mano. Ma ha tra le mani le sorti di un regno, un’isola sferzata dal vento dove la pace duratura è ancora un miraggio: deve prestare fede alla sua promessa o seguire la via tracciata dalla spada? Saprà rendersi onore e tornare a combattere, in nome della futura Inghilterra?

Sposato, padre di famiglia e signore di Coccham, il northumbro danese d’adozione Uhtred figlio di Ragnar conduce un’esistenza pacifica ora che il Wessex ha stipulato degli accordi con il cristiano Guthrum e che la figlia primogenita di Alfredo, Æthelflaed, sta per sposare il figlio di un aldermanno della Mercia, Æthelred, cugino dello stesso Uhtred da parte di madre, che Alfredo vuole vedere a capo del regno limitrofo così da aggiungere un ulteriore tassello al suo progetto di un solo regno degli Angli, l’Inghilterra. Ma anche altri vogliono impossessarsi di quei regni, persone senza scrupoli e disposte a tutto per ottenere il trono. Come Æthelwold, nipote di Alfredo e certo di essere stato spodestato. Ma il fato, e un morto resuscitato di nome Bjorn, hanno alto in serbo per Æthelwold e anche per lo stesso Uhtred.

Se fossi diventato re di Mercia, I sassoni e i danesi mi avrebbero accettato di buon grado: i primi, perché ero sassone e gli altri perché ero stato una sorta di figlio per Ragnar il Vecchio.

Convinto che il morto dica la verità sul suo futuro da re, i passi di Uhtred lo portano a conoscere i guerrieri norvegesi Sigefrid ed Erik, i fratelli che con il danese Heasten vogliono conquistare Anglia, Mercia e Wessex ma che hanno bisogno dell’aiuto anche del potente Ragnar, che non ha motivo di combattere con loro. A meno che non sia suo fratello Uhtred a chiederglielo. Solo l’incontro con padre Pyrling, prete di Alfredo tenuto prigioniero dai fratelli a Lundene (Londra) mette Uhtred davanti alla verità: allearsi con i fratelli significa mancare al giuramento fatto ad Alfredo e allearsi con chi, pur di avere le armate di Ragnar, gli ha mentito orchestrando la messinscena del morto che risorge e svela la trama del destino ordito delle tre Parche. Una menzogna a cui Uhtred risponde giurando nuova fedeltà ad Alfredo e lottando per conquistare la città di Lundene.

In battaglia un uomo rischia tutto per farsi un nome; a letto, invece, non rischia nulla. Il piacere è simile, ma la gioia che ti dà una donna è passeggera, mentre la fama è eterna. Gli esseri umani, che siano maschi o femmine, muoiono tutti, però il tuo nome, se conosciuto, ti sopravvive.

In mezzo a invidie e conflitti familiari, il quarto volume de Le storie dei re sassoni mostra, anche se in modo molto romanzato, le figure umane che si nascondono dietro ai grandi nomi della Storia e ne da una rappresentazione davvero interessante. Re, condottieri, eredi al trono e figli costretti a matrimoni combinati emergono qui come persone con pregi e difetti, paure e aspettative che mettono alla prova i doveri a cui sono chiamati per il ruolo che quelle persone ricoprono. Certo, Bernard Cornwell gioca con la storia al fine di creare azione e suspence davanti a eventi che, già nelle fonti dell’epoca, risultano fumosi e poco chiari, avvolti nel mistero che permette oggi di trasportare un po’ di pensiero moderno in un periodo dove superstizione e violenza erano di casa anche, e soprattutto, nella Chiesa.

Anche l’amore è un viaggio, senza altro approdo che la morte, eppure è un percorso di beatitudine.

Il filo della spada, come tutta la serie di Cornwell, porta la Storia tramandata a scontrarsi con una realtà caotica e sanguinaria, dove non c’è davvero posto per i sentimenti, non per coloro che devono essere ricordati dai posteri, anche se questi emergono lo stesso, verso le persone più impensabili e con tanti bei propositi purtroppo irrealizzabili (creati, c’è da dirlo, con una gran bella licenza narrativa!). A fare un po’ le spese è la lunga descrizione che viene fatta per ogni assalto o battaglia raccontati, pezzi e momenti che quindi risultano meno coinvolgenti rispetto a quando la narrazione si concentra più sui personaggi che sul loro valore storico.

Nuove alleanze, nuovi legami, ma presto tutto cambierà di nuovo, sia per Uhtred sia per il Wessex!

Federica 💋

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