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[Recensione] “La Corte di Nebbia e Furia” di Sarah J. Maas

Buongiorno lettori e buon mercoledì!

Oggi facciamo una deviazione dalle letture di Natale per scoprire cosa Sarah J. Maas ci ha riservato nel secondo volume della sua reinterpretazione della favola de La Bella e la Bestia (=> qui <= trovate il primo volume), una storia conosciutissima e che qui viene letteralmente sconvolta (in modi davvero sorprendenti). Perdonate, ma c’è qualche spoiler abbastanza grosso nella recensione… Non leggete se ancora non conoscete la fine del primo libro!


Titolo La Corte di Nebbia e Furia Titolo originale Court of Mist and Fury Autore Sarah J. Maas Traduzione L. Desotgiu Saga A Court of Thorns and Roses #2 Editore Mondadori Pubblicazione Luglio 2019 Genere Fantasy, New Adult Formato Cartaceo (17,90€) ~ Digitale (9,99€) Pagine 619 Acquisto Sito editore

Dopo essersi sottratta al giogo di Amarantha e averla sconfitta, Feyre può finalmente ritornare alla Corte di Primavera. Per riuscirci, però, ha dovuto pagare un prezzo altissimo. Il dolore, il senso di colpa e la rabbia per le azioni terribili che è stata costretta a commettere per liberare se stessa e Tamlin, e salvare il suo popolo, infatti, la stanno mangiando viva, pezzetto dopo pezzetto. E forse nemmeno l’eternità appena conquistata sarà lunga a sufficienza per ricomporla. Qualcosa in lei si è incrinato in modo irreversibile, tanto che ormai non si riconosce più. Non si sente più la stessa Feyre che, un anno prima, aveva fatto il suo ingresso nella Corte di Primavera. E forse non è nemmeno più la stessa Feyre di cui si è innamorato Tamlin. Tanto che l’arrivo improvviso e molto teatrale di Rhysand alla corte per reclamare la soddisfazione del loro patto – secondo il quale Feyre dovrà passare con lui una settimana al mese nella misteriosa Corte della Notte, luogo di montagne e oscurità, stelle e morte – è per lei quasi un sollievo. Ma mentre Feyre cerca di barcamenarsi nel fitto intrico di strategie politiche, potere e passioni contrastanti, un male ancora più pericoloso di quello appena sconfitto incombe su Prythian. E forse la chiave per fermarlo potrebbe essere proprio lei, a patto che riesca a sfruttare a pieno i poteri che ha ricevuto in dono quando è stata trasformata in una creatura immortale, a guarire la sua anima ferita e a decidere così che direzione dare al proprio futuro e a quello di un mondo spaccato in due.

Feyre Archeron è riuscita a distruggere il Regno Sotto la Montagna, ha superato i tre mesi di torture e le prove di Amarantha e ha spezzato la maledizione che gravava su Tamlin e la sua corte. Ma per riuscirci ha pagato un duplice prezzo: la sua vita e parte della sua anima. Ma se la prima le è stata restituita dai sette Signori Supremi di Prythian, la seconda resta una parte oscura al centro del suo petto, un vuoto impossibile da colmare e che Tamlin nemmeno sembra notare o, se lo vede, finge che non sia nulla di così allarmante, perché per lui il vero pericolo è un altro.

Nessuno sapeva come chiamarmi. Non ero Fae Maggiore dal punto ero stata Creata; risuscitata e dotata di quel nuovo corpo dei sette Signori Supremi di Prythian. Non ero la compagna di Tamlin, per quel che ne sapevo. Non c’era un vincolo di coppia tra di noi; non ancora, almeno.

A preoccupare il Signore Supremo della Corte di Primavera è l’accordo stretto tra Feyre e il suo nemico, Rhysand, Signore Supremo della Corte della Notte, un patto che prevede che Feyre passi alla sua corte una settimana ogni mese. E Rhys viene a riscuotere che gli spetta proprio nel giorno in cui Tamlin e Feyre dovrebbero coronare il loro amore; appare poco prima di un matrimonio che Feyre, però, non vuole più. Distrutta da tutto ciò che Amarantha le ha tolto, spezzato e reso insostenibile, vittima di una vita eterna e che lì, davanti al maschio che ama ma che la tratta da creatura fragile che non è più, le appare insostenibile se priva di uno scopo, Feyre sa che deve allontanarsi per capire come essere di nuovo integra, per poter sperare di essere colei che può stare al fianco di Tamlin.

Senza preavviso Rhys mi afferrò il braccio, ringhiando piano, e mi tirò via il guanto. Il suo tocco era come un marchio a fuoco e io sussultai e feci un passo indietro, ma lui non mi lasciò andare finché non mi ebbe tolto entrambi i guanti. «Ti ho sentita implorare qualcuno, chiunque, di salvarti, di portarti via. Ti ho sentita dire “no”.»

Ma a farsi avanti, con l’intenzione di unire le forze contro un nemico più grande e darle quindi uno scopo, è Rhysand: con la morte di Amarantha, il re di Hybern ha deciso di concludere il grande progetto di conquista che è fallito cinquecento anni prima, e Rhys non ha intenzione di lasciare che ci provi di nuovo.

Dopo quarantanove anni passati a subire le angherie di Amarantha e l’odio di coloro che lo additavano come la sua puttana, Rhys non ha più intenzione di aspettare che accada di nuovo e per riuscire a fermare il sanguinario re che vuole spazzar via i territori degli umani, il potente Signore Supremo ha bisogno proprio di Feyre. E dei poteri che adesso ha ereditato da ognuno dei Signori che le hanno donato la sua vita immortale.

«Io non sono un Signore Supremo.» «No, ma ti è stata data la vita da tutti noi sette. La tua stessa essenza è legata a noi, nata da noi. E se ti avessimo dato più di quanto ci aspettavamo?» Di nuovo lo sguardo indagatore. «E se tu potessi opporti a noi, resisterci, diventare una Signora Suprema?»

Ma Tamlin è un protettore, ha perso troppo prima della maledizione per mettere in pericolo Feyre adesso che sono insieme. Questo, però, è ciò che spezza per sempre qualcosa dentro di lei e tra loro, portando entrambi al punto di non ritorno. Costringendo Feyre a scegliere di andarsene e restare lontana da lui perché vorrebbe dire cedere a un’altra prigione.

«Sono passati mesi e mesi, e sei ancora un fantasma. Là non c’è nessuno che ti chieda che diavolo sta succedendo? Non importa niente al tuo Signore Supremo?» Gli importava. A Tamlin importava. Forse troppo. «Mi sta concedendo spazio per rimettermi in sesto» risposi con una voce così sferzante che la riconobbi a malapena. «Lascia che ti aiuti» disse Rhys. «Ne abbiamo passate tante nel Regno Sotto la Montagna.».

Ed è nella meravigliosa Corte della Notte che trova che trova rifugio. Non tra i vizi che tutto Prythian sembra conoscere così bene, ma nella vera cerchia di comando che Rhys ha tenuto nascosto a chiunque per tenere al sicuro coloro che ama, e soprattutto il suo popolo. Tra le insospettabili vie di una città splendente e risparmiata alla devastazione di Amarantha solo grazie all’immenso sacrificio del suo Signore Supremo, di fronte alla cerchia ristretta che manda avanti la Corte della Notte con Rhys, i suoi amici Amren, Morrigan, Azriel e Cassian, Feyre lotta ogni giorno per ritrovare una direzione alla sua vita distrutta, per trovare un posto in un mondo che non è il suo ma che lo deve diventare. Feyre segue un vero percorso di crescita in tutto il romanzo e devo dire che è una rivelazione continua, una sorpresa che non permette di staccare lo sguardo dalle pagine. Si passa da una figura apatica, piatta e distrutta dagli eventi che hanno chiuso la liberazione di Tamlin e della sua corte, passando per un fondo e un’oscurità che, invece di inebetirla come vorrebbero il suo promesso sposo e la Sacerdotessa Ianthe (l’ho detestata fin dal principio, poi più si legge, meno simpatica diventa), la porta a scoprire chi è davvero, cosa vuole farne della sua vita e cosa il Calderone e la Madre hanno in serbo per il suo fato. Chi è stata destinata a incontrare per poter essere pienamente se stessa. Soprattutto perché ad aspettarla in quell’oscurità c’è Rhysand, il più potente Signore Supremo che sia mai esistito e che fa di tutto per portare nel petto di Feyre, al centro esatto di quel vuoto che la mangia viva, un barlume di emozione. Che sia rabbia, malizia o tentazione allo stato puro, Rhys comprende quel senso di inadeguatezza, la colpa del sopravvissuto, e si sforza in ogni modo di spronarla a vivere, aiutato da coloro che rappresentano la sua vera Corte, gli amici da proteggere a ogni costo, coloro che qma e che annovera anche Feyre nel gruppo. Si scopre un personaggio che, giuro, non avrei mai immaginato potesse creare una tale carica emotiva; nel primo libro si gioca con il suo ruolo di puttana di Amarantha, si percepisce il potenziale esplosivo del suo girare attorno a Feyre e scoprirne le ragioni adesso, scoprire la verità dietro a certi eventi del primo volume, regala attimi di lettura intensi ed emozionanti. Mi ha fatta letteralmente ricredere su quale Signore Supremo mi piacesse e anche se adesso giudico Tamlin un perfetto e dispotico decerebrato, capisco in parte la ragione che lo spinge ad agire in una certa direzione. Gli scoccherei una freccia di frassino in fronte per quello che fa? Sì, anzi due, ma lo capisco.

Sorseggiai il mio vino. «E se mi avesse portata via a forza?» Nei suoi occhi non c’era altro che volontà inflessibile. «Allora avrei fatto a pezzi il mondo per riaverti.»

Se La Corte di Rose e Spine mi è piaciuto, con La Corte di Nebbia e Furia si passa a un livello successivo, un fantasy new adult in cui ai pochi dettagli spinti del primo libro viene tolto il freno a mano, partendo in quarta nelle descrizioni dirette, nei giochi di parole, nelle allusioni e nelle provocazioni. L’atmosfera da “favola” dark della Corte di Primavera si fa stucchevole e tutto il libro pare rigettarla, preferendo i tono oscuri della corte di Rhys ed è questo salto a rendere la lettura un vero gioiello, perché anche se il punto di vista è unico e la narrazione avviene tramite Feyre, questa si evolve e si adatta agli eventi, agli ambienti e agli stessi personaggi, che sono una sorpresa non da poco. Feyre e Rhys, ovviamente, ma anche i suoi amici, le dinamiche tra loro e come queste influenzano le azioni dei singoli e del gruppo, soprattutto quando nell’equazione per fermare il re di Hybern entrano anche le sorelle di Feyre, Nesta ed Elain, considerata la loro avversione per i Fae, rappresentano il vero punto di svolta di tutto il libro, che comunque non è da meno per quel che riguarda le descrizioni tanto degli ambienti, quanto dei sentimenti. Ogni descrizione ci porta a conoscere la meravigliosa corte di Rhys, i suoi ambienti definiti che a volte ricordano le città dell’Ottocento, altre le nostre, in un mix ben dosato che risulta accattivante. Così come lo è l’attenzione dedicata ai singoli personaggi: Amren, Morrigan, Cassian e Azriel non fanno solo da contorno, ma sono una presenza viva, che ti fa volere dei racconti spin-off tutti dedicati a loro. È una lettura che mi ha soddisfatta proprio per come si articolano le interazioni tra i personaggi e per i legami che si formano dall’inizio alla fine, soprattutto alla fine (dandomi una piccola gioia per Lucien che, secondo me, meriterebbe un po’ di riscatto nel libro successivo).

E dopo quella che credo sia la mia recensione più lunga in tutta la storia del blog, non vedo l’ora di avere tra le mani il terzo volume per sapere come continuerà la battaglia ormai prossima su tutto il territorio di Prythian e in quelli umani, di leggere se le mie ship del cuore (Rhys e Feyre, Morrigan e Azriel, Cassian e Nesta e Lucien ed Elain) sbocceranno e dureranno, nella speranza che escano presto anche i successivi volumi della saga!

Fatemi sapere se conoscete questa serie e se anche voi siete curiosi di sapere come continuerà!

Federica 💋

P.s. Selezionate lo spazio tra le parentesi per leggere quali sono le mie ship 😉

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