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[Recensione] "Maria Branwell: La madre delle sorelle Brontë" di Maddalena De Leo

Buongiorno lettori e buon mercoledì!

Con la recensione di oggi vi porto in un omaggio impressionante alla figura che ha ispirato le opere delle sorelle Brontë, di Charlotte, in particolare, con Maria Branwell: La madre delle sorelle Brontë di Maddalena De Leo.

Grazie alla CE per la copia ARC del romanzo.


Titolo Maria Branwell: La madre delle sorelle Brontë Autore Maddalena De Leo Editore Vintage Editore Pubblicazione Novembre 2021 Genere Storico Formato Cartaceo (16€) ~ Digitale (5,99€) Pagine 146 Acquisto Sito editore Fu allora che la potente immaginazione di Charlotte Brontë, già autrice di Jane Eyre, iniziò il processo di creazione di un nuovo personaggio. Questa volta la protagonista della sua novella sarebbe stata sua madre, Maria Branwell, morta ormai da più di trent'anni, ma tornata a rivivere per lei attraverso quelle parole così vivide ancora impresse su pochi fogli consumati dal tempo. Lei, la sua unica figlia sopravvissuta, avrebbe scritto per Maria quello che doveva essere stato una sorta di diario personale ai tempi della sua vita in Cornovaglia e anche dopo, una volta sposata, nello Yorkshire; un resoconto annuale che avrebbe ricreato la giovane donna di allora con speranze e aspettative sconosciute a tutti e inghiottite per sempre dal tempo.


Come si può conoscere una persona che ti ha dato la vita ma che è morta ancor prima di capirne il valore umano? È ciò che Charlotte Brontë si trova a immaginare quando il burbero padre le fa avere le lettere ricevute dalla sua promessa sposa, Maria Branwell, scomparsa da trent’anni per un cancro e provata dalle sei gravidanze avvenute in soli sette anni di matrimonio. Come si può capire l’importanza della propria madre se si era troppo piccoli per ricordarla? Ma Charlotte resta sorpresa dalle lettere, dai caratteri dei suoi genitori difficili da credere reali, viste le differenze che nota in suo padre, tanto da decidere di rendere onore alla donna da lui tanto amata nel modo che più le viene facile: attraverso le parole e un finto diario vergato di suo pugno.

Per me tutto ciò che succede, nel bene e nel male, è degno di essere vissuto e qualunque esperienza è un arricchimento per la mia persona.

E per raccontare gioie, speranze e aspettative di una giovane donna indipendente e religiosa, l’espediente è tracciare un resoconto ogni 15 aprile, giorno del suo compleanno, di tutto ciò che è avvenuto nei dodici mesi precedenti, per testimoniare i cambiamenti avvenuti nel corso del tempo in Maria e arrivare al momento in cui la sua vita ha preso la svolta che l’ha portata al matrimonio. Si parte nel 1803, in cui compie vent’anni e trascorre un’esistenza felice e agiata, figlia di ricchi mercanti e avviata verso la buona società di Penzance, in Cornovaglia. Maria, buona e assennata, è attiva a livello sociale e per tutti i primi anni di appunti nel suo diario annuale si può leggere tutta la spensieratezza che, un po’ per la giovinezza e un po’ per il benessere economico, caratterizza questa giovane donna amante dei libri, delle feste e della vita perfetta che comunque conduce. Ma il tempo porta con sé diverse difficoltà, ma la fiducia che nutre nelle scelte di Dio la porta a non vacillare ma a vedere il mondo in modo meno superficiale, più raccolto nella sfera famigliare della casa paterna dove vive con le sorelle.


Anche se i dolori si sono spesso alternati alle gioie, non posso dire di aver vissuto male i miei anni perché tutto ciò che sono ora lo devo alle esperienze del passato, belle o brutte che siano state. Finalmente non sono più sola.

Almeno finché la vita a Penzance non le diventa stretta, sempre uguale e che la spinge a cercare un cambiamento qualsiasi. Uno che la porta nel freddo Yorkshire, dove però la vita le riserva nuove sorprese imprevedibili. Tra conoscenze prima mai immaginate, ora per Maria arriva anche l’Amore travolgente nella figura del vicario di origini irlandesi Patrick Brontë, un uomo colto e affettuoso, anche se a volte dal carattere brusco, un aspetto che segnerà gli ultimi anni del loro matrimonio e la vita futura dei suoi figli.

Nei quasi nove anni scelti da Charlotte per raccontare l’evoluzione della figura della madre si assiste alla trasformazione della ragazza in donna, per poi diventare moglie e madre, con sempre meno tempo per sé stessa e bloccata da un fisico sempre più debole a causa delle continue gravidanze. Nell’anniversario della sua morte (1821), Maddalena De Leo ci regala un ritratto incredibile della donna che, con la sua assenza, ha forgiato tre delle più famose e lette autrici britanniche, dando loro un esempio pur senza averlo fatto in modo diretto e presente.

Ma soprattutto Charlotte ripensava alla fiaba spezzata e sconosciuta di Maria Branwell, la giovane donna coraggiosa che si era inventata una vita diversa andando ad abitare per sempre in una terra non sua perché aveva creduto con tutte le sue forze nell’amore.

In questa duplice ricostruzione storica, madre e figlia dialogano idealmente su chi erano e su ciò che hanno ottenuto nel corso della vita che entrambe hanno condiviso almeno per un breve periodo, nel tentativo di ricostruire la figura che, in modo diverso, appare nell’operato di tutte e tre le sorelle Brontë, il fantasma della madre che è tanto presente anche nella letteratura gotica in generale e che qui si fa invece carne e ossa, una persona vera e ancora capace di insegnare qualcosa. Maria Branwell: La madre delle sorelle Brontë è una reinterpretazione accurata di una figura spesso dimenticata eppure fondamentale, una lettura che scorre veloce e apre gli occhi davanti a una vita che non era solo il fantasma delle eroine di Charlotte, Emily e Anne.



Un romanzo storico diverso dai miei soliti gusti ma decisamente interessante! Fatemi sapere se lo leggerete e, ovvio, se conoscevate questa parte della vita delle sorelle Brontë.

Federica 💋

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