Buongiorno 😊
So che vi avevo promesso una recensione per oggi, ma con il lavoro non sono riuscita a terminarla (ma ne parliamo lunedì!). Però oggi torna la Storytelling Chronicles, la rubrica di scrittura creativa ideata da Lara (La nicchia letteraria) e con grafica di Tania (My Crea Bookish Kingdom). Questo mese il racconto doveva essere a tema fan fiction, cioè una storia inventata a partire da elementi/persone reali o da luoghi&personaggi creati da altri. Come si evince dal titolo, io ho scelto la scuola di magia e stregoneria più famosa di sempre, ma ho immaginato come studenti due personaggi che sto adorando nella serie Acotar. È la prima volta che scrivo una fan fiction e devo dire che è stato divertente. Ecco il risultato:
Una Hogwarts di Ali e Ombre
di Federica ft. Sarah J. Maas (ft. J. K. Rowling) 😆
Dalla guferia la vista sul campo da Quidditch era delle migliori. Già si scorgevano i battitori di Grifondoro girare tra le torri degli spettatori, in attesa che Wood liberasse i bolidi, la pluffa e il boccino per dare il via al loro allenamento. Non che le interessasse. Era sua sorella che smaniava per il portiere, nonché capitano, dei Grifondoro. Però doveva essere lì quel pomeriggio. Perché presto sarebbe arrivato anche lui. «Non che mi importi in realtà» mormorò, passando le dita tra le piume soffici attorno al collo del proprio gufo. Newt schioccò il becco, quasi per smentirla, mentre un piccolo gorgoglio di apprezzamento per quella carezza si levava dalla sua gola. Il piumaggio di Newt era quasi nero come la notte e Nesta vi ripassò le dita, un gesto distratto che avrebbe dovuto calmarla ma che in verità accresceva la sua impazienza. Aveva passato mesi da sola in cima alla torre che ospitava la guferia, tutto l’inverno trascorso senza che nessuno la disturbasse durante i suoi pomeriggi di studio ed esercitazioni. Poi, un giorno di due settimane prima, aveva avvertito dei passi sulle scale e aveva fatto appena in tempo a nascondere i libri sotto la borsa, prima che il viso grezzo e deciso del Serpeverde più indisponente del suo anno sbucasse dalla porta e decidesse di darle il tormento. Cassian Illwyngs, settimo anno come lei, capelli neri come l’ebano che gli sfioravano le spalle e occhi nocciola capaci di spiazzarla in ogni occasione, con ogni frase detta per irritarla e innervosirla. Nesta sbuffò, le dita che sfioravano Newt mentre i suoi occhi grigio-azzurri scrutavano di sottecchi la soglia della guferia. Era in ritardo. «Aspetti qualcuno, dolcezza?» Quella voce profonda la raggiunse dalla finestra alle sue spalle e la fece sobbalzare. Nesta si ritrovò al centro della torre, bacchetta alla mano e un incantesimo di schianto pronto a colpire. Poi i suoi occhi si posarono sul viso del suo tormento, ne studiò i tratti, i capelli che svolazzavano al vento e quelle labbra sottili atteggiate in un ghigno soddisfatto, e pensò di lanciarlo davvero quell’incantesimo. Ma poi lo avrebbe disarcionato dalla scopa e quella Nimbus non si meritava di sfracellarsi al suolo. Non quanto il mago che la sellava. «Nessuno» replicò stizzita, riponendo la bacchetta e tornando a sedersi accanto a Newt. «Proprio nessuno.» «Strano» commentò Cassian, lo sguardo fisso su quella Corvonero bionda e dalla pelle immacolata, mentre si infilava a fatica nella torre attraverso la finestra. «Avrei giurato fosse il contrario.» Lo aveva sperato, in verità, perché con Nesta Archeron non riusciva mai a essere sicuro di niente. Lui che con le ragazze era sempre riuscito a cavarsela, da quando la maggiore delle sorelle Archeron era entrata a far parte della sua vita, be’, si era trovato davanti a un muro d’acciaio e fuoco impenetrabile. Insopportabile e fastidiosa, quella strega dalla lingua affilata. Eppure continuava a cercarla in guferia. E che la barba di Merlino fosse maledetta, non ne capiva la ragione. «Vivere nei sotterranei ti ha annebbiato il cervello, forse» mormorò lei, allungando le dita verso il proprio gufo e Cassian per poco non restò incastrato nel vano della finestra, distratto com’era da quel gesto. Non era come tutti gli altri studenti, mingherlini e pallidi; il suo fisico grande e già da uomo lo aveva fatto emergere tra tutti i ragazzi del suo anno, così come la pelle ambrata e i capelli corvini. La statura lo rendeva il perfetto battitore – e lo era, il migliore di Serpeverde – ma per passare dagli spazi ristretti doveva prestare attenzione. Se si fosse incastrato e Nesta lo avesse raccontato a sua sorella, i suoi migliori amici gli avrebbero dato il tormento per l’eternità. Grugnì al pensiero di Rhys, Az e Mor mentre si coalizzavano per sfotterlo. E lo avrebbero fatto. Quindi distolse gli occhi da quelle dita affusolate e si concentrò per entrare nella torre. Sarebbe potuto passare dalla porta, ma poi la voglia di vederla scattare perché non lo aveva sentito arrivare aveva avuto la meglio sulla praticità. Quel rossore e l’espressione stupida che l’aveva fatta emergere dalle sue barriere valeva ogni sforzo fatto per attraversare quella maledetta finestra. «Pensavo che i Serpeverde fossero intrepidi» commentò Nesta, lo sguardo fisso su quel corpo troppo allenato e perfetto per adattarsi allo spazio esiguo della guferia, «non stupidi.» Ma lui non lo era, lo sapeva e lo dimostrò raddrizzandosi in tutta la sua altezza e mostrandole un sorriso soddisfatto quando riuscì a entrare. «Tu invece sei l’emblema di una Corvonero: saccente, pedante e con la testa sempre tra i libri» le fece il verso, appoggiandosi con la schiena al muro, le braccia incrociate al petto e una luce curiosa negli occhi. Non che lo stesse guardando. «Cosa leggi oggi?» «Niente che ti riguardi» con il piede spostò la borsa e i libri lontano dalla sua posa indolente ma attenta. La voce era stata così affilata che Newt si era voltato a guardarla, incuriosito, mentre si godeva il suo tocco. «Non hai degli allenamenti da fare?» No, lo sapeva e anche Cassian, che sogghignò, osservandola dall’alto in basso. «Ci sono i Grifondoro oggi. E dovresti saperlo, perché tua sorella Elain è proprio là ad assistere.» E a sospirare davanti a quell’insipido di Wood, mentre quell’altro Grifondoro dai capelli rossi la osservava con occhi struggenti e adoranti. Lucien, o almeno credeva che si chiamasse così, non che le andasse poi a genio nemmeno lui. No, né lui, né tutti quelli come il mago che le stava di fronte, nati da una famiglia magica. Tutti quelli che guardavano lei e le sue sorelle e vedevano delle babbane. A essere onesta, Cassian e il suo gruppo non lo avevano mai fatto. Non si erano mai parlati, né lui e i suoi amici avevano dato segno di vedere lei ed Elain. Poi però anche Feyre aveva messo piede a Hogwarts, quando lei era al terzo anno e Elain al secondo, e Rhysand aveva perso la testa per la sua sorellina. Aveva aspettato quell’anno per chiedere a Feyre di uscire insieme e ora erano inseparabili. Il che voleva dire frequentare lui e gli altri Serpeverde del suo gruppo, tra cui Cassian. «Ho saputo che Wood metterà alla prova due nuovi battitori, gemelli» disse lui, gli occhi che non si mossero dal suo viso. «I Weasley, credo.» «Preoccupato, Illwyng?» lo stuzzicò, preparandosi ad affondare gli artigli. «L’intesa tra gemelli è stupefacente, ho sentito dire. Forse Grifondoro quest’anno vincerà la Coppa.» Lui rise, serrando la presa sulle proprie braccia. «L’intesa non è tutto, Nesta. Per essere un bravo battitore devi sapere anche come colpire. E dove, soprattutto.» La luce nei suoi occhi le disse che lui lo sapeva alla perfezione. «Allora non avrai problemi a respingere i loro bolidi, no?» «I loro, no, affatto.» Cassian picchiettò il piede a terra, incapace di distogliere l’attenzione da quella vipera dagli occhi chiari. Lo voleva provocare con il Quidditch e aveva capito da tempo che le parole di Nesta erano dieci volte peggiori di uno sciame di bolidi. Tuttavia tornava da lei appena riusciva, come se non potesse resistere a un nuovo scontro con quel suo tono tagliente. Perché aveva scorto qualcosa di tremante dietro quella corazza e non riusciva a staccarsene. Quasi che vedere la vera Nesta Archeron fosse diventato il suo passatempo preferito. «Hai ripensato alla mia proposta? Potrei insegnarti davvero a duellare» si sarebbe dovuto legare la lingua per averlo chiesto. Il volto magnifico della strega infatti si contrasse, come disgustato, e lui si ritrovò a stringere i denti. Non avrebbe dovuto tornare sull’argomento, ma non aveva saputo resistere. «Non mi serve il tuo aiuto» lo liquidò, alzando il mento per sostenere il suo sguardo. Vero, non era ferrata nei duelli magici, ma pensare di accettare la sua offerta… No! «Né lo chiederei se fosse il contrario.» «Perché sono un Serpeverde? O un mezzosangue?» Perché sei Cassian, pensò Nesta. E quello lo rendeva assai più pericoloso, ma non lo avrebbe rivelato nemmeno sotto tortura. «Entrambe.» «Disse la babbana» e lui si pentì all’istante di aver pronunciato quella parola. Se ne pentì perché la vide irrigidirsi e ritirare la mano dal suo gufo. «Nesta…» «Meglio nata babbana che mezzosangue» i suoi occhi lanciavano fiamme capaci di paralizzarlo. «Almeno io so da dove vengo.» Colpito e affondato. Nel profondo, il petto di Cassian stridette e avvertì una rabbia che aveva allontanato da tempo. La rabbia di non conoscere le sue origini, ma solo la sua nascita di bastardo e la derisione dei compagni. Almeno finché non aveva messo piede a Hogwarts e aveva conosciuto Rhysand e Azriel. Finché non era diventato il battitore migliore della squadra e uno tra i tre duellanti più forti della sua casa. Neanche a dirlo, gli altri due erano i suoi migliori amici. E lei lo sapeva. Si era assicurato di persona che fosse così. «Lo so bene anche io, Nesta Archeron» replicò, chinando la schiena in avanti per farle sentire la sua presenza sopra di lei. «Ma questo non mi impedisce di essere il migliore.» Nesta dovette inclinare la testa all’indietro per continuare a guardarlo in viso, ma non indietreggiò, né si sottrasse al suo sguardo di fuoco. Sapeva di aver toccato un nervo scoperto, ma lo stesso aveva fatto lui, senza quasi preoccuparsi di che effetto le avrebbe fatto. Proprio come tutti quelli che la chiamavano sanguemarcio quando la cerchia di Rhysand non era nei paraggi. «Cosa c’è?» la domanda di Cassian la colse di sorpresa, così come la durezza che gli aveva affilato i tratti. «Nesta?» «Nulla» ma la sua risposta fredda fu accolta da uno schiocco stizzito della sua lingua, come se avesse capito che gli aveva appena mentito. «Che ti importa?» «Sei la sorella di Feyre» il suo respiro caldo la colpì in pieno viso, mischiandosi con il suo. «E mi importa.» Per la barba di Merlino, non capiva perché fosse così. Ma gli era impossibile restarle lontano e quando un’ombra le aveva attraversato lo sguardo, si era sentito in dovere di scoprire cosa l’avesse rattristata. Se c’era un responsabile, gliel’avrebbe fatta pagare. Nesta scrollò le spalle e distolse il viso. Allora Cassian non pensò a cosa stesse facendo, agì e basta, afferrandole il mento e obbligandola a guardarlo di nuovo. I suoi occhi grigio-azzurri si espansero, allarmati e non solo. Un fremito corse da quegli occhi alla sua pelle, scaldandogli le dita e facendolo sentire impreparato a qualunque cosa stesse per accadere. «Cos’è successo?» le ombre giocavano sul viso del giovane mago, la voce bassa e tesa mentre lei non riusciva a credere a quanto si fossero avvicinati. Pericolo pericolo pericolo, è un pericolo ambulante. «Niente che non abbia già affrontato da sola» sussurrò, allungando le dita verso il suo petto. Le appoggiò un istante di troppo, il calore che si insinuava in lei nonostante volesse allontanarlo. «Posso sopravvivere anche senza il tuo aiuto, Illwyng.» «Ne sono consapevole, ma se lo accettassi sarebbe più facile.» Più facile per lui, così avrebbe avuto una buona occasione per parlare con il professor Flitwick e farlo riammettere ai duelli di prova tra studenti. Ne era stato cacciato due settimane prima, dopo aver atterrato uno del settimo anno per avergli sentito insultare Nesta. In verità, parlava di tutte e tre le sorelle Archeron, ma lui si era mosso non appena aveva sentito il suo nome. L’idiota era rimasto in infermeria per tre giorni. «Non credo che lo farò» e lo spinse, alzandosi e recuperando la propria tracolla senza degnarlo di uno sguardo. «Vorrei dire che è stato un piacere vederti, ma…» lasciò in sospeso la frase e si strinse nelle spalle. Non poteva lasciarla andare via, non ancora. Perciò lasciò che le sue mani prendessero la decisione al posto suo: strinse le dita attorno ai gomiti di Nesta e la voltò, bloccandola contro la parete accanto alla finestra, il suo corpo esile eppure instancabile racchiuso tra le sue braccia. Quando la punta della bacchetta di lei gli sfiorò la mascella, Cassian si mise quasi a ridere. Quasi, perché faticava a ricordare come respirare con Nesta a pochi millimetri dal proprio corpo, figurarsi se fosse riuscito a ridere. «Giù le mani, Illwyng» intimò, la voce e il respiro irregolare quanto il suo. «Altrimenti?» osò domandare, fingendo una leggerezza che in verità gli mancava. Nesta Nesta Nesta… «Altrimenti» ripeté Nesta, mentre seguiva il profilo di quel viso strafottente ma fin troppo irresistibile con la propria bacchetta, «tu e Madama Chips diventerete inseparabili.» Lui rise appena, abbassando la testa finché i loro occhi non si incrociarono. «Mi manderesti in infermeria, dolcezza?» «Senza pensarci due volte» «Voglio proprio vedere come farai» Cassian si chinò ancor di più verso di lei, lo sguardo concentrato sulla sua bocca, tanto che comprese subito ciò che avrebbe fatto non appena avesse annullato la distanza tra loro, «se ti terrò le labbra…» «Immobilus.» L’espressione di stupore del giovane mago si paralizzò, insieme al suo corpo, per effetto dell’incantesimo di Nesta. Solo i suoi occhi nocciola si muovevano, un mondo di sorpresa, eccitazione e scontento che lei riuscì a malapena ad affrontare prima di sgusciare via dalla conca formata dalle sue braccia tese. Non avrebbe lasciato che la baciasse, sarebbe stato troppo pericoloso, perché anche mentre cercava di riprendersi dalla sua vicinanza sentiva che Cassian avrebbe potuto cambiare la sua esistenza, se solo lo avesse lasciato avvicinare. «Ti ho avvertito, Cassian» provò una fitta di soddisfazione nell’averlo immobilizzato in quel punto, perché ora poteva stuzzicarlo senza correre il rischio di scottarsi con le sue repliche. «Spero non ti dispiaccia passare qualche ora da solo in guferia.» Nessuna risposta, come ovvio, e Nesta sorrise tra sé, arrivandogli accanto e passando le dita tra i suoi capelli neri e scompigliati, proprio come prima le aveva passate tra le piume di Newt. «Ci vediamo, Illwyng.» E scappò dalla guferia prima che Cassian potesse sciogliere l’incantesimo e acciuffarla, per non lasciarla più andare.
Piccole precisazioni: il cognome di Cassian è inventato, visto che di base non ce l’ha. È un mashup tra Illyrian, la sua tribù di appartenenza, e wing, visto che nella serie di Sarah J. Maas ha le ali. L’ambientazione temporale è un anno prima dell’arrivo di Harry, Ron e Hermione, infatti ci sono Fred e George alla loro prima esperienza come battitori, avvenuta al loro secondo anno.
Spero che racconto e personaggi vi siano piaciuti! E soprattutto, se conoscete i due mondi, spero di essere riuscita a trasmettere entrambi al meglio (magari lasciatemi un commento così so se ho centrato o no l’obiettivo)!
Federica 💋
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