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Immagine del redattorefedecaglioni

Storytelling Chronicles #13 : Una cartolina dal passato

Buongiorno e buon lunedì!

Questa settimana sarò abbastanza piena di appuntamenti, tra cui un cover reveal e un review party! Mmm, Non vedo l’ora! Ma oggi fa ritorno la rubrica di scrittura creativa Storytelling Chronicles, ideata da Lara (La nicchia letteraria) e con grafica di Tania (My Crea Bookish Kingdom). Il tema per febbraio è stato scelto da Simona, un’altra partecipante alla rubrica, ed è Cartoline dall’Inferno: in pratica nelle storie ci deve essere un messaggio, proveniente da qualcuno del passato o da uno sconosciuto, capace di destabilizzare il/la protagonista tanto da scuoterlo/a fin nelle sue profondità!

Devo dire di aver fatto un po’ fatica con il lato destabilizzante della storia, perché forse non l’ho sentito molto nelle mie corde, però questo è quello che mi ha inspirato questo super tema. Spero che il racconto vi piaccia 😊

Una cartolina dal passato

Una risata isterica mi sale alle labbra. Non è possibile, non dopo tutti questi anni, dopo tutte le ore passate da uno psicologo per venire a capo della mia infanzia squinternata e degna di un film horror. Avete presente il vicino simpatico, quello tutto sorrisi e attenzioni che si rivela essere uno stalker e, alla peggio, un killer sociopatico? Ecco, a quella voce sul dizionario ci troverete la foto del mio amabile e inquietante padre. John Frost, a dispetto del nome, è sempre stato un uomo caloroso ed espansivo, il padre ideale, attento ma non tiranno e soprattutto, capace di suscitare l’invidia delle mie compagne di scuola fino alla prima superiore. Poi, un bel giorno, quell’uomo perfetto ha lasciato la porta del garage aperta e i mostri che credeva di nascondere bene sono scappati a gambe levate. Nella fattispecie, i “mostri” erano due donne tenute segregate là sotto e seviziate per quasi quindici anni. Una delle quali, Jenny Marshall, si è rivelata essere mia madre. E, ciliegina sulla torta, John Frost l’ha rapita al terzo mese di gravidanza, quindi non è nemmeno mio padre, non nel senso biologico del termine. Ma perché vi racconto tutto questo? Perché dovete sapere che negli ultimi quindici ho lavorato sodo per superare quella tragedia e la devastazione che ne è seguita, compresa la totale incredulità dei miei veri genitori davanti al fatto che, nonostante John Frost sia uno psicopatico, io sono stata cresciuta come una persona tutto sommato sana e felice. Niente a che vedere con la vera natura dell’uomo che mi ha tirata su. Ecco, ricordate che io sono questo. Perché adesso, all’alba del mio trentesimo compleanno, sento una risata isterica e inumana salirmi alle labbra e non c’è nulla che mi aiuti a trattenerla. È un suono agghiacciante, che rimbomba tra le pareti del mio appartamento e sembra trafiggermi la pelle come schegge di vetro affilato. Mi rigiro la cartolina tra le mani, il rivolo di sudore che mi cola lungo la schiena e cancella quel po’ di sanità che credevo di aver ritrovato costruendo un rapporto sano con Jenny e Marcus, i miei veri genitori. Guardo quelle sei parole e mi ritrovo a dondolare su me stessa, le mani avvolte attorno alle ginocchia e il corpo abbandonato tra il bancone e l’isola della mia cucina super accessoriata. Non so quante ore passano, ma quando Marcus mi viene a prendere per andare a cena lo vedo sgranare gli occhi per lo stato in cui mi trovo. «Hope, cos’è successo?» La sua voce gronda preoccupazione, come il suo volto squadrato e comunque ancora ben tenuto per essere quello di un quasi sessantenne. Si inginocchia davanti a me, le mani che non sanno dove andare per capire cosa non vada in me, che esitano nel toccarmi perché ancora non riusciamo a sentirci poi tanto a nostro agio insieme. «Papà.» E mentre pronuncio questa parola mi si spezza ancora di più il cuore. Perché Marcus sa che è un altro l’uomo che porta quel nome nella mia vita. Ma nonostante il dolore che quella parola è sufficiente a scatenare, Marcus annuisce e i suoi occhi mi studiano con un miscuglio di sofferenza e odio. Poi trova la cartolina e se ne appropria senza che opponga una vera resistenza. Non ho più bisogno di leggerla per sentire nell’anima il peso di quelle frasi tracciate in fretta.

Buon compleanno, Hop-Hop! Presto saremo di nuovo una famiglia. Ti voglio bene, Papà

Perché John Frost è evaso dall’ospedale psichiatrico in cui stava scontando l’ergastolo. Mio padre è un sociopatico, un criminale e uno stupratore. E ha deciso di venirmi a prendere.

È molto più corto dei soliti racconti per la rubrica, però spero di essere riuscita a dare l’enfasi su cosa scateni questa cartolina nella mente della protagonista! Se vi va di farmi sapere come vi è sembrato, vi aspetto nei commenti 😊

Federica 💋

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