Quando inizi un percorso di studi raramente ti fermi a pensare che, prima o poi, gli esami finiranno. Non immagineresti mai il primo anno di università che esiste un tempo senza la sessione a incombere su di te, né lezioni a orari assurdi da frequentare, o professori con fisime e bisogni derivanti da un mondo agli studenti sconosciuto, ma fatti sicuramente apposta per far arrivare l’ansia dei suddetti studenti a picchi che nemmeno la scala Richter coi terremoti ha mai visto.
Dicevo, quando ti iscrivi, tutto questo ti è ignoto. È un miraggio, una leggenda metropolitana diffusa per giustificare la scomparsa di quei compagni di corso un po’ sconosciuti ma che, comunque, dai per scontato di vedere alle lezioni del secondo semestre perché, suvvia, l’esame “non possono mica averlo passato al primo appello!”. Ma, e sembra fantascienza hard core al primo anno, prima o poi gli esami finisco, si “passano”, e come per magia ti trovi al centro del miraggio. Anche tu sparisci dalle lezioni e ti fai leggenda metropolitana.
Dopo ansia, notti insonni e bamboline voodoo per far gestire gli appelli all’assistente di turno invece che al docente, anche tu vedi la luce in fondo al tunnel. Una bella luce al neon che ti chiama e che si manifesta sotto le sembianze della scritta LAUREA. E tu, stanco per tutte le fatiche, ti lasci attrarre dalla curva seducente di una L che apre la strada ad altre cinque lettere sorelle altrettanto irresistibili. Corri incontro a quella promessa e già senti profumo d’alloro. Senti i cori, perché ormai anche tu sei un “Dottore, dottore, dottore del buc…
Uno scivolone a gamba tesa ti spezza in due gli stinchi e spegne i cori. L’intervento falloso, da espulsione diretta, l’ha compiuto la TESI, una simpatica vecchietta che si traveste da nonnina di Biancaneve ma che si rivela essere la Dolores Umbridge degli universitari, una donnetta che vuole farti scrivere solo un saggio breve, ma con una penna che, per funzionare, si collega direttamente al tuo sistema circolatorio e ti prosciuga peggio di un Dissennatore. E tu, da bravo babbano, glielo lasci fare. Anzi, già che ci sei, ti fai dare pure un bacetto o due. Sia mai, si potrebbe correre il rischio di sopravvivere!
Questo sembra non avere fine, ma l’avrà. Non si sa bene quando, ma l’avrà.
O almeno si spera.
P.s. Un consiglio spassionato: non scegliete mai Penny Dreadful come argomento di tesi! Per quanto bello e appassionante, rischiate di trasformarvi nel Balrog davanti a Gandalf…
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