Buona domenica 😄
Oggi mi prendo una pausa dai tag e dalle recensioni per raccontarvi la mia esperienza all’Expo di Milano. Cercherò di non fare troppi spoiler sui padiglioni che ho visitato nel caso non siate ancora stati all’Expo! E… Mi spiace ma niente foto 😞 Sarà un sorpresa visiva come lo è stato per me!
Nell’anno in cui l’Italia ospita l’Esposizione Universale dedicandola al cibo, mi son detta che era un peccato non andare e che non ricapiterà tanto presto (forse mai) di averla qui a due passi – perché da Bergamo sono proprio due passi.
Premetto che avevo le aspettative a mille e quello che ho trovato mi ha soddisfatto in parte. Non direi un Sì convintissimo se mi chiedeste se mi è piaciuta. È più un “Ni”.
La mia visita è iniziata con lo Zero Pavilion, organizzato dell’ONU. È il primissimo padiglione che vi trovate di fronte entrando e credo che si finisca subito per entrare qui perché attirati dal flusso della massa. Io ho avuto quest’impressione, soprattutto perché arrivando dai parcheggi si resta spaesati dalla grandezza dell’area su cui è stata sviluppata l’Expo. L’interno al primo impatto è spettacolare, un salto nel passato per ritrovarci in un grande archivio risalente all’Umanesimo. Tutto il padiglione gioca su questa idea e si presenta come un vero e proprio raccoglitore dell’esperienza umana legata al cibo, dall’antichità ai giorni nostri, portandoci fino ai postmoderni sprechi alimentari. L’idea è interessante e è quello che avrei voluto trovare nel padiglione dell’ONU, ma – ed è uno di quei ma consistenti – il tutto resta un po’ freddo e distante. Nell’area dedicata allo spreco e alla disuguaglianza nell’avere accesso alle risorse alimentari non ci si sente in difetto, almeno non abbastanza da voler mettere in atto dei cambiamenti sostanziali. Ho avvertito l’ingiustizia, la recriminazione, ma dall’ONU mi aspettavo un’accusa ben più forte e che mi inculcasse il tarlo del senso di colpa.
Seconda tappa, estremamente veloce, il Vietnam Pavilion. Nulla di eccezionale, con poca promozione della loro relazione con il cibo e tanta enfasi sull’artigianato e sulla produzione nazionale.
Di fronte trovate il Korea Pavilion. Dici Korea (la Repubblica ovviamente) ed io penso più alla tecnologia che al cibo. Se succede anche a voi, non mancate questo padiglione perché è una piacevole sorpresa. Qui cibo e innovazione tecnologica vanno di pari passo e funzionano in un connubio ben studiato. C’è un coinvolgimento plurisensoriale mentre si assiste alla descrizione di alcuni piatti tipici e del loro significato, tanto che dai bocchettoni arrivava un’interessante profumino di cibo da far venire l’acquolina. È una passeggiata nella tradizione coreana, nelle loro tecniche tradizionali di cucinare e conservare i cibi, decisamente in linea con la tematica expo. Rimpiango di non essermi fermata al loro ristorante.
Poco più avanti trovate la Terra dell’Oro, il Pavilion della Thailandia. Molto semplice come struttura interna: tre stanze in cui dei video mostrano tre diversi aspetti della cultura culinaria thailandese, meglio del legame tra il popolo thailandese e l’agricoltura. Coinvolgenti le prime due sale, un po’ meno l’ultima, soprattutto perché insisteva un po’ troppo sulla lungimiranza del sovrano. Ho avuto l’impressione che stessero sponsorizzando lui, non la Thailandia!
Quinto Pavilion è stato quello della Spagna. Completo e accattivante, con una bella panoramica su cosa è il cibo per gli spagnoli, sulla loro produzione di prodotti tipici, con una particolare attenzione agli aspetti innovativi legati alla tecniche culinarie. Devo dire che, anche qui, mi è dispiaciuto non fermarmi a mangiare, ma purtroppo il ristorante era chiuso…
Il giro del pomeriggio, causa anche il caldo super opprimente, ci ha concesso di visitare solo tre padiglioni, primo dei quali è stato il Pavilion dedicato all’Umbria. Nulla di che, anzi delusione, perché non credo che l’unica cosa che abbiano da sponsorizzare sia l’invenzione del font monk per computer e la stampa 3D… Nessun riferimento ai prodotti e ai piatti tipici, che per quel che ne so ne ha parecchi l’Umbria.
Proseguendo lungo il Cardo (l’altro viale è il Decumano, su cui si affacciano i padiglioni degli Stati stranieri) si arriva all’immensa facciata di cemento bianco del Pavilion Italia. Ho sentito tanti commenti sul nostro padiglione, positivi e negativi, ma entrando mi sono fatta una mia ben chiara idea: non mi è piaciuto per niente! Architettonicamente impeccabile e anche all’interno la costruzione degli ambienti (parlando del secondo piano) è molto bella, ma non c’è traccia del tema che noi abbiamo scelto e questo mi ha delusa…
Ultima tappa del mio giro all’Expo è stato il Pavilion della Francia. Molto semplice, mi è sembrato una grande tenda di legno, e carino, con all’interno tante informazione sull’agricoltura, sui prodotti e le tecniche francesi che coinvolgono cibo e alimentazione. Ho trovato fenomenale che alla fine non ci fosse il ristorante ma una tipica Boulangerie française. Tutte quelle bontà erano da acquolina in bocca!
Il mio giorno all’Expo si è concluso così, con tanta stanchezza, tanto caldo e una coda chilometrica in autostrada durante il rientro. Però ne è valsa la pena, tant’è che già sto progettando un nuovo giro, magari puntando a quei padiglioni che ho saltato la prima volta!
E voi che mi dite? Ci siete già stati o avete in programma di andarci?
Aspetto le vostre impressioni, anche su padiglioni che non ho visitato 😉 Nel frattempo, buona giornata!
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