Laura ha detto che era un’idea carina provare almeno una volta nella vita l’esperienza dello Speed Date e così mi ci sono cimentata anch’io! Stasera siamo in una quarantina, venti donne e altrettanti uomini, tutti in piedi a fissare il tizio con il microfono di fronte al bancone del bar. Sarà lui a gestire i tempi degli speed date – cinque minuti ciascuno, in cui saranno gli uomini a cambiare tavolo ad ogni suono di campanello – e ha appena finito di assegnare a ognuna delle donne un numero, che corrisponde a quello del tavolo che occuperemo. Io sono il 16, meglio la ragazza numero 16, e tutto sommato non mi è andata ma1e come posizione, perché sono faccia a faccia con il barista e mi basta un cenno per ordinare da bere. L’alcol potrebbe essere la mia salvezza, mai dire mai. Il primo candidato che mi siede davanti è un uomo di mezza età. Non è troppo vecchio per questo genere di cose? «Ciao» ci salutiamo all’unisono e lui ride. Che ci sarà di divertente lo sa solo lui. «Io sono Giorgio» «Federica, piacere» non allungo la mano, ma la tengo ben salda insieme all’altra attorno al bicchiere di vino offerto dagli organizzatori. I suoi occhi hanno qualcosa di inquietante, troppo vicini e troppo piccoli per i miei gusti. «Prima volta a uno Speed Date?» Regola principale dello Speed Date: gli uomini pongono le domande. Già questo mi da suoi nervi ma fa niente. E poi che senso ha se sono loro a spostarsi? «Già» «Si vede» sogghigna e sento il desiderio di strozzarlo. Chi è questo? L’esperto di Speed Date? «Sei fidanzata?» «Non al momento, no» «Soprannomi?» «Più che altro abbreviazioni del mio nome. Gli amici mi chiamano Fede» «Fede… Sei rossa naturale?» Ho detto “Gli amici…”, non tu. «No, castana chiara di natura. Sono tinta» lo anticipo, perché tanto dall’esperto me la aspetto una domanda del genere. «Segno zodiacale?» Ok, è forse il primo uomo che mi chiede una cosa simili. Da dov’è uscito? «Vergine» «Età?» «23 anni. Li compio a Settembre in realtà» «Altezza, invece? Sembri piuttosto alta» «Quasi un metro e ottanta» «Wooow» e sull’esclamazione più intelligente dell’incontro il campanello arriva a salvarmi. Uno è andato. Prima che i pretendenti cambino, recupero un foglio e segno le informazioni di base, così da non doverle ripetere tutte le sante volte e finire per avere venti incontri identici. Adesso c’è una targhetta su cui si legge: “Federica. 23 anni. Single. Altezza 1m80. Occhi azzurri/verdi. Rossa (tinta)” e a scanso di equivoci aggiungo anche un “Niente soprannomi!!”. All’arrivo del secondo mi trovo davanti un nerd ben piantato, occhiali rettangolari un po’ da hipster e una t-shirt degli Avengers leggermente slavata. Avrà un paio d’anni in più e è un passo avanti. Già con il primo ho scolato mezzo bicchiere di vino, continuare su questa linea sarebbe un guaio perciò vederlo giovane è una rassicurazione. «Salve umana» scherzavo sulla rassicurazione… «Il mio nome è J3P8, ma tutti mi chiamano Matteo» Uno sano di mente è chiedere troppo vero? In effetti, essendo uno Speed Date devo aspettarmi anche di peggio. «Mm… Ciao Matteo» Si siede e il primo sguardo va alla targa. Lo vedo assimilare le informazioni come un pc. «Ti piacciono i fumetti? Quelli Marvel» specifica. Come prima domanda direi che è significativa. «Sì, abbastanza. Ma preferisco i manga giapponesi» «Qual è l’ultimo manga che hai letto?» il labbro gli si torce nel pronunciare la parola “manga”. È di una scuola di pensiero ben precisa, viva l’Occidente?! «Ma, non saprei… Forse Dengeki Deiji e…» mi fermo vedendo la faccia perplessa. Io non ne conosco molti, ma lui men che meno. «Il social network preferito?» cambia direttamente argomento. «Facebook… è quello che uso di più» ma non è che lo utilizzi molto. «Quante persone tra i tuoi amici conosci realmente?» Strano è strano, ma almeno ho il vino a tenermi compagnia. «Un centinaio o più» «Con quante parli?» questa è da asociali come domanda. Abbastanza inquietante. «La metà, meno forse. Non ci ho mai pensato a essere sincera» ridacchio per attenuare l’imbarazzo. «Comunque adesso che c’è Messenger, è più facile gestire i contatti. Hai i social sempre a portata di mano» «La pagina web più visitata oggi?» «Forse Google Maps» «Qual è il modello del tuo cellulare?» il mio tentativo di conversazione fallisce ma il trillo arriva a spezzare l’incontro numero due e a evitarmi di rispondere. Ciao Matteo. Non è stato un piacere. Un cenno al barman e il mio bicchiere è di nuovo pieno. Gli chiedo di lasciare la bottiglia perché “Non si sa mai” e lui se ne va ridendo, mentre di fronte appare il primo partecipante quasi normale. L’aspetto quanto meno lo è, poi deve aprir bocca per convincermi. «Ciao! Stefano» mi stringe la mano mentre con l’altro indice addita la lista. «Federica… che nome lungo. Mai pensato di cambiarlo?» Perché il tuo è di sole tre lettere?!? «No, mi piace molto» «Hai già detto tutto su quel foglio. Adesso che ti chiedo?» Apprezzo il tentativo di simpatia, almeno recupera la brutta uscita sul mio nome. «Ti prego niente che riguardi i social o simili» «Brutte esperienze?» i suoi occhi ruotano a sinistra, verso il tavolo 17. Matteo non avrà una gran serata. «Abbastanza. Diciamo che la conversazione non era il suo forte» «Allora ti parlo un po’ di me prima» e si perde in una tiritera sul suo lavoro part-time da un veterinario della zona. Devo aver trovato uno di quegli animalisti convinti e sfegatati. «Tu hai animali domestici?» «Due cani, ma non vivono esattamente con me. Li tengo nel giardino di mio nonno, per lo spazio più che altro» «Certo, certo. L’importante è che non gli manchi mai l’affetto e un tetto di notte. Dormono in casa, vero?» «Ehm, no» è un campo minato, lo sento. «Hanno le loro cucce» «Ah! Capisco… E qual è il tuo animale preferito?» Devo essermi guadagnata un posto sulla lista nera. «Il gatto. Tra l’altro è stato anche il mio primo animale domestico» «Sì?» Annuisco. «Una gatta per la precisione. Ha vissuto con me alcuni anni, poi purtroppo è stata investita» «Mi dispiace! Sarai ancora scossa, immagino» Adesso mi gioco il tutto per tutto. Scusa Stefano. «Beh no. È successo anni fa e per quanto le volessi bene, era pur sempre un gatto. Non è certo…» il campanello mette fine al mio auto sabotamento con quest’uomo. Lui adesso sa di sicuro che non sono la sua donna ideale. I cinque incontri successivi si portano via tutta la bottiglia di vino. Il quanto speed date è stato con salutista di nome Paolo, che mi ha illuminata sulla cucina vegana e ha posto domande assurde (“Fumi? No”, “Stai mangiando sano? Credo”, “Stai bevendo? Non molto”, “L’ultima cosa che hai bevuto? Mm vino?!”, “Il primo sport a cui hai partecipato? Nuoto, ma non ero granché”). Quando ha paventato l’idea di andare a correre alle 5 di mattina anche in pieno inverno è suonato il cambio e io ho intonato un alleluia! Poi c’è stato lo stalker, alias Renato, con il suo quarto grado (“Che stavi facendo la notte scorsa? Ho visto un film”, “Fatto nuove conoscenze? Sì, credo”, “Hai incontrato qualcuno che ti ha cambiato la vita? Non stasera”, Hai beccato qualcuno che stava parlando di te? Mmm, no mai…” e la più strana “A che ora ti sei svegliata stamattina? Alle 9 – sviando sul vero orario perché mi inquietava); Riccardo il fissato di geografia, che ha voluto sapere tutto dei luoghi dove ho vissuto, compreso che sono nata in provincia di Bergamo e che la mia prima vacanza è stata sul Mar Adriatico; Giuseppe, uomo tutto casa e chiesa, che in ordine mi ha chiesto “Vuoi sposarti?”, “Quanti bambini vorresti avere?” e “Stai aspettando?” e alle quali ho risposto seccamente con “Non adesso”, “E chi ci pensa!” e un “Come scusa?!?” decisamente stizzito. Con Ruggero il depresso ho terminata la prima bottiglia di vita. Sentirmi chiedere dell’ultima volta che ho pianto (mesi fa), se sono stata mai tradito (no, fortunatamente), se ho mai perso qualcuno di speciale (ovviamente sì), se sono mai stata depressa (no, ringraziando il cielo), se ho smesso di amare qualcuno (sì, succede) e se ho pianto per la morte di qualcuno (Certo! A chi non è successo?) mi ha messa davvero in crisi. Per fortuna tendo ad essere allegra! Saluto Ruggero con un cenno della mano ma non sembra aver voglia ricambiare. Ok, non sono brava a risollevare il morale, non stasera. «Ciao» un viso simpatico mi distrae dall’incontro appena terminato. «Sono Vittorio» «Federica» «Provata dagli incontri? Sembri reduce da uno scontro» «Non hai idea!! Sembra una maratona in perenne salita» «Allora facciamo così: tu fai le domande e poi rispondiamo entrambi. Niente domande scontate però. Ci stai?» «Affare fatto! L’ultimo libro che hai letto?» «Un self italiano. L’eredità della spada di Cristina Azzali» «Chocolat di Joanne Harris. Hai mai riso fino a piangere?» «No, mai» «Io sì invece» finalmente una conversazione quasi normale con una persona e non degli interrogatori assurdi! «Sei uno da storiella o da relazione seria?» «Dipende dalla ragazza. Tu?» «Relazione seria. Spero sempre che sia quello giusto» mi stringo nelle spalle. «Hai mai baciato una persona che non conoscevi?» «Sì e più di una volta» mi lancia un’occhiata divertita e maliziosa. «Mai nella vita» contraccambio, spostando il bicchiere di lato. «Dolce o salato?» «Salato. Tu? Salato o dolce?» «Entrambi. Cioccolato al latte o fondente? Bianco o nero?» «Sono due domande» appunta, versando a entrambi il vino. «Comunque fondente e il più nero che riesci a trovare» «Anch’io fondente ma non eccessivamente nero» Per una volta mi dispiace che il campanello suoni e si debba cambiare turno. Vittorio sembra un tipo a posto e il prossimo candidato non promette altrettanto bene. «Magari ci vediamo all’uscita» spero colga la leggera supplica perché non vorrei ritrovarmi accerchiata da qualche psicopatico. Credo comunque che eventi come questo siano un moschicida per gente strana. Forse passerei anch’io per pazza se dovessi spostarmi ogni cinque minuti da un tavolo all’altro, ma mai come questo fissato per gli elenchi. Ho perso il suo nome mentre mi raccontava quali compongono la sua Top 3. Ha assolutamente voluto sapere che verde, indaco e blu marino sono i miei colori preferiti, che quando qualcuno legge ciò che scrivo non riesco ad aspettare e lo tartasso per avere un parere, che politicamente sono disillusa da entrambe le parti e molte altre liste che sinceramente fanno invidia a chi progetta le classifiche. Devo ammettere che sono stati cinque minuti estenuanti, ma mai come quelli di adesso e mai come l’invadente che mi sta seduto di fronte. È pure brutto con questo suo pizzetto platinato. C’è un modo per fargli capire che non sono domande da fare le sue? No, non ho mai frequentato due persone contemporaneamente, non ho mai baciato qualcuno per poi pentirmene!! non mi sono mai ubriacata per poi vomitare! Basta!!! Suonate quel campanello!! «Hai baciato qualcuno dell’altro sesso?» Ho la faccia da suora per caso?! «Sì, certo» «E il sesso al primo appuntamento?» Nemmeno nei tuoi sogni! E comunque, no, no e no! «Oh, che sfortuna. È scaduto il tempo» Se continua così, giuro che agli Speed Date non ci vado più. Magari è anche un’esperienza carina, ma solo se dall’altro lato mi presentano un certificato di sanità mentale e di comportamenti da marpione inesistenti. Che poi Giulio e la sua passione per il destino (“Hai incontrato qualcuno che ti ha cambiato la vita? Sì, i miei insegnanti e gli amici”, “Ah! Quindi hai capito chi sono i tuoi veri amici? Assolutamente no”, “Qual è la cosa che ti auguri di cambiare nella tua vita? Il mio modo di reagire agli imprevisti”), Paolo, il patito di musica (“Ultima canzone ascoltata? Crying Lightning degli Arctic Monkeys”, “Che cosa stai ascoltando ora? Mentre parli canticchio tra me e me I’m Your Villain dei Franz Ferdinand, fai tu…”, “Primo concerto? Torino 2011, Franz Ferdinand”), Kevin e le sue scelte (“Labbra o occhi? Occhi”, “Abbracci o baci? Abbracci”, “Alto o basso? Alto”, “Più giovane o più vecchio? Più vecchio”, “Sentimento o ragione? Ragione”, “Provocatore o indeciso? Provocatore”, “Sensibile o superficiale? Sensibile”) e Simone il materialista (“Per te, è più importante la salute o il denaro? Salute”, “Hai avuto più di un ragazzo contemporaneamente? No”, “Credi in te stessa? Ci provo”) non sono così irrecuperabili. Sono quel genere di ragazzo che merita un’opportunità anche solo per vedere come può evolversi la situazione; il problema è che in cinque minuti non riescono a dare il loro meglio. Arrivata al sedicesimo sono già sfiancata e non ho più toccato un goccio di alcol da Ruggero il depresso. Il ragazzo moro, un architetto paesaggista di nome Enrico, diciamo che invoglia a restare sobria per sentire se riesce a pormi domande intelligenti, o quanto meno a non fare la figura dell’idiota. L’inizio promette bene e in men che non si dica finiamo a parlare di cose importanti. «Sentiamo: la tua donna ideale?» «Non so farti un nome. Generalmente direi mia sorella, per l’attitudine che ha nel porsi di fronte agli ostacoli. Comunque una donna forte, capace di farsi valere ma non per questo priva di uno spirito romantico» «La carriera che hai in mente?» «Vorrei diventare traduttrice e, possibilmente, scrittrice» «Però! Devi avere uno sguardo acuto» l’allegria gli illumina il volto in modo unico. «Che cosa ti dà sui nervi in questo momento?» «Parecchie cose, ma soprattutto chi non guarda oltre le apparenze. E i distratti» Enrico ride. È una bella risata la sua, profonda ma non sguaiata. «Allora è meglio se cambio tavolo! Hai di fronte un distratto cronico e inguaribile» «Sul serio?» «Giuro! Perdo continuamente le cose… L’ultima è stata una lente a contatto» fa una pausa. «Mentre la mettevo» «Non ci credo. Ce ne vuole per perdere una lente mentre la stai mettendo. Te lo dico perché le porto anch’io tutti i giorni» «Eppure ci sono riuscito! Tu? Mai perso gli occhiali o le lenti a contatto?» «Fortunatamente no, anche perché sono cieca come una talpa. Anzi, peggio» Sulla battuta del re dei distratti sul mio essere più cieca di una talpa ci dobbiamo salutare. Con Enrico i candidati ideali sono diventati quattro e spero continui così! Filippo, alto tipo cestista di basket, occhi verde intenso e un sorriso smagliante, di bello ha solo l’aspetto, perché caratterialmente è un NO di dimensioni colossali. Troppo nostalgico per i miei gusti. Passiamo cinque minuti a raccontarci i ricordi d’infanzia (il mio è il ritorno a casa dopo un periodo in ospedale, con il salotto invaso da palloncini), a chiederci se avessimo mai spezzato il cuore a qualcuno o se ci fosse stato spezzato (sì alla seconda, ma della prima non saprei dire), se avessi una migliore amica al momento (forse) e se ci fosse qualcuno che avrei voluto avere al mio fianco (non saprei, forse qualcuno capace di vedere oltre le apparenze) e quando se ne va mi sento sollevata. I tuffi nel passato vanno fatti solo se psicologicamente preparati. Davide non è un adone, ma potrebbe anche andare se non fosse così invadente. Per la serie “Facciamoci gli affari degli altri” mi tocca rispondere a un’altra serie di domande fin troppo personali. In ordine sono state: “Ti sei mai ubriacata?” Ho bevuto, ma mai fino all’essere ubriaca; “Sei mai stato arrestata?” No e spero non accada mai!!!;: “Avuto una cotta per una persona del tuo stesso sesso?” Non finora; “Avuto una cotta per una tua amica?” Vedi risposta precedente; e “Detto a qualcuno che lo ami e non era vero?” Perché dovrei essere così cattiva?!. Guardo i tavoli alla mia destra. Mancano solo due persone e poi finalmente sarà libero di tornare a casa! Il prossimo ragazzo sembra super allenato e a vederlo da vicino sembra un culturista, di quelli che hanno più muscoli che altro. La sentenza è abbastanza errata. Lorenzo due dita di testa le ha (a quanto sembra si sta laureando per la terza volta in ingegneria spaziale) però è troppo fissato con il corpo, il suo e soprattutto il mio. «Giusto per mettere le cose in chiaro» lo interrompo, alla decima domanda sulla mia forma fisica e su annessi e connessi vari. «Non ho tatuaggi, né piercing» Lorenzo fa una faccia stizzita. Ok, forse sono stata troppo brusca. «Credi di piacere a qualcuno?» «Non lo so. ma a te no di sicuro» Ding. Ding. Ding. Ah, salva. Ultimi cinque minuti di Speed Date! Coraggio ragazzo in camicia a mezza manica e pantaloni a zampa neri (Si è davvero vestito così?!? Oh Dio), fatti avanti! Dopo di te potrò finalmente andarmene a casa. «Buonasera» «Ciao. Sono Federica» ormai il mio nome è ripetuto in loop. «Valerio» Da una prima impressione mi sembra un ragazzo molto timido e per rompere il ghiaccio sono io a porgli delle domande. Si apre a fatica ma scopro che è qui perché ha accompagnato un suo amico (credo sia Giuseppe, quello tutto casa e chiesa che mi ha chiesto se ero incinta) e che è fin troppo religioso per i miei gusti. Quando comincia lui a pormi delle domande capisco che è la mia fine. Che un fulmine mi colpisca!! «Credi nei miracoli?» «Mi piace pensare che accadano a chi non smette di sperare» «Nell’amore a prima vista?» Wow, che domanda per un tipo come lui. «Sì, sono molto romantica» «Quindi anche nel vero amore?» «Direi di sì» «E nel bacio al primo appuntamento?» Sbatte le palpebre come un’adolescente. Non pensarci nemmeno. «Solo se è un appuntamento con i fiocchi» e questo non lo sarà mai, mettitelo in testa! «Credi nel paradiso?» Ecco che ritorna sul religioso. Deve aver capito che non c’è storia. «Non so se è il Paradiso, ma credo ci sia qualcosa dopo la morte» «Negli angeli?» «In questi assolutamente sì» non so se capisce il mio sguardo. In fondo non sa che ho scritto un romanzo sugli angeli. Saluto Valerio e dopo aver aspettato che la ressa si dilegui, mi avvicino al bancone del bar. Io e il barista abbiamo comunicato a distanza per tutta sera perciò vediamo se almeno lui riesce a rialzare il livello di simpatia maschile. Al massimo lo aggiungo alla lista di quelli da evitare. «Finiti i pretendenti?» mi domanda, fermandosi a shakerare un drink di fronte a me. «Tutti depennati» appoggio al bancone la borsa e anche il biglietto con nome e quant’altro. Che mi è toccato fare per non dovermi ripetere… «Il cartellino è perché ti sei rotto di rispondere a quelle domande?» sento che è vicino a prendermi in giro direttamente per aver preso parte a questa assurdità. Lo ha fatto per tutta la sera perciò capisco che voglia continuare anche adesso. «Ti dirò,. tutto sommato è stato divertente. Estenuante ma divertente» ho una bella sensazione, perciò mi accomodo su uno sgabello e allungo una mano nella sua direzione. «Ciao, sono Federica»
Questo racconto è una reinterpretazione del Tag 100 Domande e Risposte per il quale mi ha nominata Laura. Non ho mantenuto lo stesso ordine per le domande e anche se il tutto è stato romanzato, le risposte sono le mie. Spero vi sia piaciuto 😊
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